Nobel/ Obama: Amo la pace, ma la guerra serve a difenderla

Nobel/ Obama: Amo la pace, ma la guerra serve a difenderla Il presidente Usa: Accetto con gratitudine e umiltà

New York, 11 dic. (Apcom) - Trentasei minuti di equilibrismodiplomatico per spiegare al mondo che la pace non ammettecompromessi e che per ottenerla a volte "la guerra è necessaria". Il riferimento alla "guerra giusta", quella che si combatte per difendere i diritti inviolabili degli uomini, segnerà agli atti della storia il Nobel per la Pace del 2009, consegnato nel pieno delle polemiche a Barack Obama, il presidente che il mondo guarda. "Ci saranno tempi in cui le nazioni, agendo da sole o in concerto, troveranno l'uso della forza non solo necessario ma anche moralmente giustificato". Parole che suonano inconsuete a Oslo e con cui Obama ha scelto di affrontare di petto le critiche a un premio che ha stupito lui per primo al momento dell'annuncio, a ottobre. Una guerra "giusta", o meglio giustificata, l'ha definita, che deve rispondere a precisi requisiti per essere scatenata: "quando è l'ultima risorsa possibile, quando è di difesa e quando si risparmiano per quanto possibile le vite dei civili".Qualcuno la chiama già la "dottrina Obama", parafrasando quella poco gloriosa del suo predecessore George W. Bush. Le reazioni al discorso del presidente americano alla cerimonia per il Nobel sono state a dir poco tiepide nella politica americana, tranne tra i repubblicani dai quali è arrivato un inatteso, quanto ironico elogio della teoria della "guerra giusta".Però a Oslo, dove ha più volte citato come esempio Martin Luther King (Obama si è definito una "testimonianza vivente" del lavoro dell'attivista afroamericano ucciso, ma anche "un capo di Stato" che deve difendere il suo paese), il presidente degli Stati Uniti è stato accolto come un messia. Durante la cena di gala ieri sera ha dedicato il premio alla sorella Auma (nata da madre diversa) che lo ha accompagnato in Norvegia. E sotto le sue finestre si è radunata una vera e propria processione che ha illuminato il gelido inverno norvegese con le fiaccole della folla in festa, che ha accolto la delegazione americana al grido di "Yes, we can" intonando il nome del presidente.

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