Lodo Alfano/ Oggi tocca alla Consulta, finito il count down

Lodo Alfano/ Oggi tocca alla Consulta, finito il count down Dal lodo Schifani a richiesta di referendum un anno di polemiche

Roma, 5 ott. (Apcom) - Lodo Alfano: sebbene riguardi soltanto quattro persone in tutta Italia, siano pure le massime cariche del Paese, questa legge, che ogg verrà valutata dalla Corte Costituzionale, è considerata il punto cardine dell'autunno politico-istituzionale, uno dei passaggi chiave per la vita stessa del Governo in carica e, forse della legislatura.Il lodo Alfano, un unico articolo suddiviso in otto commi, sospende infatti "dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l`assunzione della carica o della funzione". Di fatto, quindi, questa legge segna la fine dei processi nei confronti del premier, che resterebbe al riparo da impegni giudiziari almeno fino al 2013.Se il lodo Alfano venisse abrogato dalla Consulta, dunque, ricomincerebbero i processi nei confronti di Silvio Berlusconi, ora sospesi, e questo, secondo la difesa della norma messa a punto dall'avvocatura dello Stato, porterebbe "danni a funzioni elettive che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili", in caso di bocciatura. Per questo la norma viene definita dall'avvocatura dello Stato "non solo legittima, ma addirittura dovuta", perché in grado di coordinare due interessi: quello "personale dell'imputato a difendersi in giudizio" e "quello generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche" delle quattro alte cariche protette. "Se la legge fosse dichiarata costituzionalmente illegittima - è la tesi dell'avvocatura - non sarebbe eliminato il pericolo di danno all'esercizio delle funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione".Ecco quindi perchè tutti i riflettori del mondo politico sono puntati in direzione del palazzo della Consulta, che già una volta, però, bocciò una legge molto simile all'attuale Lodo Alfano. Si trattava del lodo Schifani, il cui primo articolo, diventato legge il 20 giugno 2003, sanciva che "non possono essere sottoposti a processi penali, per qualsiasi reato anche riguardante fatti antecedenti l`assunzione della carica o della funzione fino alla cessazione delle medesime, il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Corte Costituzionale". Troppo per la Consulta: la legge venne dichiarata incostituzionale, e quindi abrogata il 20 gennaio 2004. I giudici, infatti, la ritennero in contrasto con gli articoli 3, 24 e 111 della Costituzione, che sanciscono l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e l`obbligatorietà dell`azione penale.Proprio in forza di quella sentenza, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha ripresentato la norma "accogliendo i rilievi della Consulta" e quindi ottenendone l'approvazione definitiva in Parlamento alla fine del luglio 2008. Il 26 e il 27 settembre di quell'anno, però, il pubblico ministero di Milano Fabio De Pasquale, ha sollevato il dubbio di costituzionalità della Legge rispettivamente per il processo dei diritti tv di Mediaset ed il processo a David Mills, nei quali è imputato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. I giudici di entrambi i processi hanno accolto il ricorso del pm e presentato alla Corte costituzionale la richiesta di pronunciamento sulla costituzionalità della legge.Una terza richiesta è stata avanzata dal gip di Roma nell'ambito di un procedimento penale che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione nei confronti di alcuni senatori eletti all'estero durante la legislatura precedente. Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato in parte interessato dal lodo Alfano: due settimane fa, infatti, Fini ha rinunciato all'ombrello offertogli dalla norma per una querela nei suoi confronti sporta da parte dell'ex pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock. A seguito di ciò, Woodcock ha deciso di ritirare la querela in segno di rispetto per la scelta.A parte le questioni personali di Berlusconi, dunque, nessuna alta carica dello Stato pare al momento interessata dalla tutela offerta dal lodo, eppure l'attenzione nei confronti della decisione della Consulta è massima, tanto più che nella difesa dell'avvocatura dello Stato si ricordava la sorte dell'ex presidente della Repubblica Giovanni Leone, dimissionario dopo un avviso di garanzia per l'affare Loockheed. Per questo, è particolarmente importante il lavoro dei 15 Alti giudici, che si riuniranno ogg alle 9,30 per l'udienza pubblica sul lodo Alfano. Poi, la camera di consiglio e infine la decisione, che si preannuncia, quale essa sia, sicuramente discussa. Vale infatti la pena di ricordare la lunghissima serie di polemiche per la partecipazione del premier e del guardasigilli a una cena organizzata dal giudice Luigi Mazzella, a cui sedette anche il collega Paolo Maria Napolitano. Entrambi, ogg, saranno chiamati a decidere sul lodo.Se anche la decisione della Consulta dovesse essere favorevole nei confronti della norma, comunque, la faccenda non finirà domani. Il 7 gennaio 2009, infatti, sono state depositate presso la Corte di Cassazione a detta degli organizzatori un milione di firme di cui 850.000 certificate per l`indizione di un referendum abrogativo della legge. La raccolta delle firme, che era iniziata il 30 luglio 2008 ad una settimana dall`approvazione della Legge è stata promossa dall`Italia dei Valori con il sostegno di Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica. Se la Corte approverà il lodo, la parola finale spetterà dunque alle urne refendarie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA