Albatros chiude le sue ali. E dona a chi ha bisogno

Cantù La fondatrice: «Abbiamo deciso di chiudere in bellezza con il ricordo delle ultime serate prima della pandemia»

«Arrivederci lungo le strade del mondo». L’associazione culturale Albatros Cantù, fondata da un gruppo di amici uniti dalla passione per i viaggi, chiude i battenti dopo 25 anni di attività e circa 250 serate organizzate. Gli ospiti che si sono avvicendati sono stati tanti e di provenienze diverse, da Mimmo Candito ad Antonia Arslan. Liberi viaggiatori, fotografi, giornalisti, documentaristi e professionisti del turismo, tutti accomunati da uno stile di viaggio il più possibile semplice e rispettoso dell’ambiente, delle popolazioni e delle loro culture. Mostre e proiezioni di documentari e foto che hanno percorso in modo originale i quattro angoli della terra.

«Il mondo cambia, ma abbiamo la tendenza a rimanere affezionati alle cose e a volte non percepiamo questo cambiamento - racconta Anna Maspero di Albatros Cantù – Siamo un gruppetto di persone che portavano avanti questa iniziativa in totale autonomia senza nessun supporto economico esterno, una decisione presa dall’inizio della nostra avventura proprio per mantenere libere le nostre scelte. Invitare ospiti di un certo spessore che possano essere interessanti, in un mondo che si evolve e che utilizza i droni per le riprese, non è semplice. Una volta bastava organizzare belle serate di fotografia, adesso non basta più. Stupire le persone prima era più semplice, oggi anche lo spettatore, che viaggia di più ed è più informato, vuole qualcosa di più. Devi diventare un professionista anche se sei un semplice viaggiatore e se chiami un relatore, deve essere in grado di mantenere alta l’attenzione del pubblico non solo con una buona narrazione e delle immagini interessanti, ma anche nel tenere la scena».

La pandemia ha imposto un brusco stop a questa come a tante altre attività e, dopo due anni di fermo, Albatros ha deciso di non riprendere gli eventi all’Istituto Tibaldi: «Quando è stato possibile ricominciare a organizzare gli appuntamenti, le regole sanitarie erano molto stringenti, la programmazione era diventata più rigida, adesso magari siamo ritornati a una sorta di normalità ma all’inizio non era così. Abbiamo deciso di chiudere in bellezza con il ricordo delle ultime serate prima della pandemia. Come per ogni avventura, anche per questo nostro viaggio c’è stato un inizio e c’è una fine. L’importante è che sia stato un bel viaggio e lo è stato».

Qualche rimpianto, numerosi attestati di stima dal pubblico che ha sempre seguito le serate e parti dell’associazione che continueranno a vivere sotto nuove forme. Il fondo cassa rimasto, circa 1.100 euro, è stato donato a “Il Mantello” che si occupa di assistenza agli ammalati terminali e alla diffusione delle cure palliative. Al Teatro Nuovo di Rebbio, all’interno della parrocchia San Martino, sono stati destinati tutti i beni strumentali, dalle casse ai microfoni, all’Istituto Tibaldi il telo proiezione meccanizzato.

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