Avvocato condannato per bancarotta

Un anno all’ex consigliere comunale Riccardo Mandelli: avrebbe permesso
a un cliente di far transitare un quarto di milione dal proprio conto corrente

Un anno di reclusione per concorso in bancarotta preferenziale. Dopo quindici mesi di processo il Tribunale di Como ha condannato l’avvocato Riccardo Mandelli, ex consigliere comunale all’epoca della prima giunta Botta, per aver consentito a un cliente di far transitare sul conto corrente personale dell’avvocato e su quello di sua moglie circa 300mila euro, la maggior parte dei quali - secondo l’accusa - utilizzati per pagare dipendenti e fornitori «in danno» degli altri creditori della società che, di lì a poco, sarebbe fallita.

Condannata anche la moglie del professionista, Daniela Sorso, candidata come consigliera a Como nelle file dell’Udc alle elezioni amministrative del 2012: per lei otto mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena, come per il marito.

I due imputati sono invece stati assolti dall’accusa di concorso in sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte perché «il fatto non costituisce reato». Nella tesi della Procura quei 300mila, frutto di una sessantina di assegni girati tra il 2009 e il 2011 dall’imprenditore di Novedrate Emanuele Meroni (che aveva un debito erariale di un milione), sarebbero passati sul conto di Mandelli e della moglie proprio per essere nascosti al fisco. Ricostruzione che il Tribunale ha però respinto.

L’indagine era partita nel febbraio 2012 in seguito a una segnalazione antiriciclaggio giunta alla polizia tributaria di Como. Indagando sui movimenti sospetti i finanzieri sono risaliti alla serie di operazioni che rimandavano al conto corrente dell’avvocato e, da quelle, al cliente del professionista, un imprenditore che versava in grosse difficoltà e che era già stato dichiarato insolvente, all’epoca di quel sospetto passaggio di denaro.

Nel corso del processo Mandelli aveva detto ai giudici di essersi «rovinato la vita, la mia e quella della mia famiglia» per «dabbenaggine, per avere preso quei soldi e per avere impegnato lo studio al solo scopo di aiutare una persona», in un Paese «in cui, invece, bisognerebbe sempre voltarsi dall’altra parte e sbattersene».

I legali degli imputati, ieri mattina, hanno sollecitato l’assoluzione per entrambi. Assoluzione che, almeno per la moglie di Mandelli, era stata chiesta dallo stesso pubblico ministero titolare del fascicolo, Giuseppe Rose.

Il Tribunale ha accolto solo parzialmente l’istanza della difesa condannando entrambi per concorso in bancarotta ma, contestualmente, restituendo i 300mila euro sequestrati a suo tempo.

«La sentenza ci sembra giusta in relazione all’art 11 (la sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte ndr), ma ci stupisce la condanna per la bancarotta preferenziale» è stato il commento di Giuseppe Sassi, legale di Mandelli. «Proporremo sicuramente appello» ha annunciato.

Parla invece di «sentenza sorprendente» Paolo Camporini, il difensore di Daniela Sorso: «Pensavamo a un’assoluzione in linea con la richiesta del pubblico ministero, che ha riconosciuto che la mia cliente non ha avuto un ruolo attivo e non era consapevole. Impugneremo».

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