Benedizioni di Natale in ritardo: «Purtroppo abbiamo pochi preti a disposizione»

Fecchio In questi giorni le visite dei religiosi nelle case della frazione. Don Xodo: «Comunità grande, non riusciamo ad andare prima delle feste»

Quella di visitare le famiglie e benedire le case nelle settimane che precedono il Natale è una tradizione antica che la chiesa ambrosiana conserva, e che la pandemia ha messo in difficoltà ma non cancellato. Ma a complicare le cose anche più del virus è la carenza di sacerdoti e l’età avanzata di quelli che ancora si prendono cura delle comunità di fedeli. Così s’è presa in prestito dal rito romano l’abitudine alle benedizioni in tempo di Pasqua. I sacerdoti della pastorale di San Vincenzo, che comprende le parrocchie del centro – San Paolo, San Michele, San Teodoro e San Carlo, oltre a San Leonardo a Intimiano -, nella settimana successiva alla Pasqua hanno iniziato la benedizione delle famiglie nella parrocchia di San Carlo, quella di Fecchio.

La spiegazione

«Il periodo pasquale non è tradizionale del rito ambrosiano per le benedizioni – scrive il responsabile della comunità don Fidelmo Xodo - ma ci adattiamo volentieri al rito romano, non solo perché la Comunità Pastorale è grande e non riusciamo ad andare prima di Natale, ma anche perché è un tempo adatto a ricordarci la vita nuova dei battezzati in Cristo risorto».

Una situazione diffusa, tanto che nei mesi scorsi il responsabile della comunità pastorale San Paolo della Serenza don Alberto Colombo aveva annunciato che a Montesolaro le benedizioni natalizie si sarebbero concluse a Pasqua perché «noi sacerdoti non abbiamo le forze per passare da tutte le famiglie per la benedizione prima di Natale», aveva confermato.

Quattro parrocchie e tre sacerdoti sopra i 78 anni nella comunità, il quadro. L’invito di don Alberto, quindi, era stato a considerarsi parte di una comunità, e non quattro distinte realtà e imparare a condividere le risorse. Anche il canturino don Fidelmo ha invitato ad accogliere positivamente questo gesto di incontro.

E lui stesso ha ammesso di aver colto l’opportunità di questa presenza a Fecchio per conoscere meglio questa parte di città: «Una bella occasione per me per scoprire, ancora dopo nove anni della mia permanenza in Cantù, nuovi scorci panoramici della città: prati, campagne, rogge, siepi, alberi fioriti nei giardini privati e pubblici. È il vantaggio di fare questo gesto di benedizione in primavera, quando le giornate sono più lunghe e la luce ci accompagna fino a sera».

«Angoli bellissimi di Cantù»

Molte volte, spiega, «ho scoperto angoli bellissimi e panorami eccezionali in occasione dei gesti legati al ministero. È una città che sorprende sempre: nei vicoli più nascosti, nei cortili antichi, nelle ville moderne, nei viottoli della campagna e nei crinali dei boschi, nella periferia e nel centro. Persino in certi capannoni industriali… C’è sempre qualcosa di bello e di nuovo da contemplare (insieme certamente a zone degradate che hanno bisogno di interventi di riqualificazione)».

© RIPRODUZIONE RISERVATA