Boom di morti nel 2020: più 25%
Cantù, uno su sette è per il Covid

I decessi sono saliti dai 571 del 2019 a 712, con un saldo “positivo” di ben 141 unità. Di questi più dei due terzi (102) accertati a causa del virus. Il sindaco: «Massima attenzione»

Che il 2020 sia stato un anno di lutti, un anno da dimenticare, non è una notizia. Oggi i dati riportano impietosi quanto questo sia reale: nei dodici mesi appena conclusi in città si sono registrati 712 decessi, 141 in più rispetto al 2019, quando erano stati 571, con un incremento che sfiora il 25%.

Almeno 102 di questi sono attribuibili al Covid con certezza, ma il dato potrebbe anche essere superiore, quindi uno su sette. Un triste conteggio quotidiano che purtroppo non si arresta, come conferma il sindaco Alice Galbiati: «La nostra comunità ha pagato un tributo importante alla pandemia e purtroppo non è ancora finita. Solo i dati dello scorso martedì hanno registrato 6 ulteriori decessi per Covid. Questo, indipendentemente da tutto, ci conferma che dobbiamo continuare a prestare la massima attenzione, per noi e per gli altri».

Questo periodo, solitamente, è riservato a tirare le somme rispetto all’anno chiuso da poco. Puntuale, anche nel 2021, l’ufficio dei Servizi Demografici di piazza Marconi ha fornito i dati salienti che tratteggiano come sia stato il 2020. E purtroppo era facile immaginare il quadro che emerge: «Un anno estremamente difficile per tutti e anche per la nostra città – commenta l’assessore all’Anagrafe Andrea Lapenna – con un aumento decisamente importante nel numero dei decessi, che purtroppo sono quasi il triplo rispetto alle nascite».

I morti registrati in città, come detto, nel 2020 sono stati 712 a fronte dei 571 dell’anno precedente, quindi con aumento di 141 unità. L’ultimo periodo ha registrato dati crescenti, con un picco di 87 decessi nel solo mese di novembre, quasi tre al giorno. I conteggi resi noti dall’amministrazione nei mesi scorsi avevano fatto segnare 59 decessi per Covid nella prima ondata – da marzo a giugno – e 43 nella seconda, da ottobre in poi. Quindi 102 in tutto.

Sul fronte dei nati, invece, si ha una flessione anche se non eccessiva: i bambini venuti al mondo e registrati all’anagrafe cittadina sono stati 268, nove in meno rispetto ai 277 del 2019.

In flessione anche i matrimoni civili celebrati, 41 contro i 58 dell’anno precedente, un calo di 17, quasi il 30%. Il che non appare certo strano, dato che le coppie non erano invogliate a celebrare le proprie nozze, tra limiti al numero degli invitati e ristoranti chiusi. Anche i dati anagrafici resi note dalla comunità pastorale di San Vincenzo confermano che quello passato è stato un anno in cui le porte delle chiese si sono aperte soprattutto per i funerali, mentre i matrimoni religiosi celebrati si contano sulle dita di una mano. A San Carlo, Fecchio, addirittura nessuno.

Il dato che colpisce maggiormente è quello dei funerali celebrati alla parrocchia di San Paolo, 104, cui vanno aggiunte 16 benedizioni al cimitero, per un totale di 120 a fronte degli 80 del 2019. Trentanove in più, escludendo i mesi del picco della prima ondata, visto che nel periodo compreso tra l’8 marzo e il 3 maggio, durante la prima ondata di Covid, sono state sospese le cerimonie funebri.

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