«Bus, ancora troppa ressa e ritardi»
Proteste sul C-50 tra Cantù e Como

I pendolari: «L’unica corsa sicura per arrivare a scuola in orario è alle 6.50» «Alle 7 si rischia di perdere la prima ora». Una mamma: «Affollamento che favorisce i contagi»

Pigiati sul C50 tra Cantù e Como, nel tentativo di arrivare a scuola in orario. Perché, a non prendere il bus delle 6.50 in partenza da piazzale Cai Cantù, si rischia di arrivare tardi a scuola. In qualche caso, si giunge a destinazione ben oltre le otto. E, come testimoniano i pendolari, la distanza delle due città può essere coperta anche in un’ora e un quarto. Quindi, si affollano i bus che partono presto: ne servirebbero un paio per evitare le resse a bordo.

La mamma di uno studente ha inviato a La Provincia alcune foto scattate venerdì mattina al capolinea, alla partenza del bus. Spiega che l’unica corsa possibile per arrivare in orario a scuola è quella delle 6.50. Chi non riesce a salire su quel mezzo, rischia di arrivare in classe con ritardi da 30 a 45 minuti.

Chi prende il bus delle 7 circa da Cantù, dice la mamma, arriva infatti a Como alle 8.20 circa, perdendo perciò la prima ora di lezione. I pendolari vorrebbero più mezzi a disposizione. Più corse. L’ideale, sarebbe un raddoppio della corsa delle 6.50.

Certo è che, intanto, i lavori in corso ad Albate di Como, sulla strada provinciale Canturina, non aiutano. Ma la situazione per i pendolari, ad ogni modo, è complicata. Qualcuno, nei giorni scorsi, ha scattato anche delle foto a bordo. A testimonianza di un affollamento costante nelle settimane. «Stiamo peggiorando - dice Anna Maria Colaci, tra i pendolari che, in prima linea, da mesi chiedono miglioramenti per il servizio di trasporto pubblico tra Cantù e Como - il bus a volte salta le fermate.

Venerdì, in via Mazzini, è andato dritto. Una ragazza a bordo si è sentita male. Io stessa ho rischiato di farmi male cadendo. I lavori ad Albate stanno provocando ritardi pesanti. Ci vuole addirittura un’ora e un quarto, da Cantù, per arrivare a Como. C’è troppa gente che deve salire sullo stesso mezzo, in piazzale Cai Cantù. Senza dimenticare che è in corso una pandemia».

«Sicuramente quando ci sono utenti che segnalano queste circostanze, vi è l’obbligo di verificare - dice l’assessore alla mobilità Matteo Ferrari, che per il Comune anche in passato ha chiesto conto del servizio offerto dalle società private del trasporto pubblico - In passato quando sono accaduti casi analoghi mi hanno spiegato che tecnicamente si è di fatto tutto nel rispetto delle prescrizioni che limitano la capienza: non è possibile immaginare un pullman deserto. Ma è anche vero che se ci sono circostanze di questo tipo la società ha il dovere di verificare, far sì che non si vada oltre i limiti di quanto previsto sul piano normativo, limiti che devono essere rigorosamente rispettati. Da parte dell’Amministrazione, ad ogni modo, ci faremo tramite per far sì che non accadano situazioni di affollamento. I lavori ad Albate potrebbero aver portato più persone a scegliere la stessa corsa».

Il C50 Cantù-Como è gestito da Asf Autolinee, la stessa che si occupa del C-45 Como-Inverigo-Cantù, che, nella corsa scolastica in transito da via Ariberto dopo le 14, è spesso ugualmente affollata.

«Come sempre, Asf è pronta a intervenire laddove si manifestino particolari criticità - si legge in una nota - L’azienda è poi costantemente impegnata nel monitorare tutte le corse».

Christian Galimberti

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