Cantù e il 2020 di pandemia
Persi milleseicento posti di lavoro

Calo pesante nel numero totale degli addetti: -12,1%. Male il commercio al dettaglio: -13%. Le imprese sono aumentate del 10%. Il vicesindaco: «Ma sono tentativi di rilanciarsi in proprio»

In città si sono persi, nell’anno della pandemia, quasi 1.600 posti di lavoro. Per la precisione, sono 1.596 coloro che, a Cantù, nel primo trimestre del 2020, lavoravano. E ora, invece, no. Un calo pesante, a confrontare il numero totale degli addetti nei vari settori da un anno all’altro: -12,1%. Meno baristi, meno ristoratori. Pochissimi albergatori e affini: il -70% in meno. Meno commercianti, ma anche meno artigiani, a partire dalle aziende del legno.

Un segnale timidissimo di crescita arriva solo dall’industria del legno e poco altro. A schizzare alle stelle, il comparto di chi seleziona il personale, e quindi cerca un posto a chi non ce l’ha più, passato da appena 3 persone impiegate a 257. Sono i numeri relativi a Cantù forniti dall’ufficio studi e statistica della Camera di Commercio. Il dato principale è che gli addetti complessivi calano, e di molto: erano 13.222 al 31 marzo 2020, sono diventati 11.626 un anno dopo, il 31 marzo del 2021.

Bar e ristoratori: -12,9%

L’industria del legno passa da 346 a 356 occupati, +2,9%. Ma in genere chi fabbrica mobili, aziende piccole e di medie dimensioni, artigiane o poco più, accusano il colpo: erano 1.954 lo scorso anno, e ora sono 1.716, -12,2%. Quindi, bar e ristoratori, -12,9%, da 1.027 a 895.

Ancora peggio, il commercio al dettaglio: 1.122 prima del Covid, oggi 969, -13,6%. Risvolto di chi non si arrende: le imprese, in questo settore, passano da 355 a 534, +50,4%, anche per effetto dell’e-commerce, risorsa o ripiego che sia. Malissimo il settore dell’alloggio: da 119 a 34 addetti, -71,4%.

Le imprese attive oggi sono 4.368, un anno fa 3mila e 937: durante la pandemia, quindi, sono persino aumentate, +10,9%. Ma è un dato, appunto, che sembra legarsi al tentativo di reinventarsi in qualche modo.

Una lettura confermata anche da Giuseppe Molteni, vicesindaco, assessore alle attività produttive e, nella vita, commercialista.

Molteni: «Il legno arredo tiene»

«Sì, c’è un tentativo di rilanciarsi in proprio - dice Molteni - Ad esempio: l’ex commessa che vende su Internet una sua linea moda. Il dato drammatico è il calo dell’occupazione, che lo sblocco dei licenziamenti, in autunno, rischia di mettere tanti in difficoltà. La mia sensazione è che alcuni settori, nonostante le difficoltà, tutto sommato stiano tenendo, come il legno arredo, e questo anche al di là del dato».

C’è comunque chi si lancia. «Vedo che ci sono mamme che dopo aver cresciuto i figli in età scolare ora si rimettono in gioco, e riprendono il loro lavoro di estetista o parrucchiera - prosegue - Certo, in genere, ci vorrà del tempo per uscirne. Funziona il prodotto, l’attività di nicchia specializzata e non generalizzata. E anche l’esperienza alle spalle».

I nervosismi stanno facendo saltare qualche impresa: «Aumentano i casi di tensione tra i soci, anche senza reali motivi alla base, soprattutto per stress, per una tensione che si è accumulata in questi mesi».

Il Comune, per quanto in suo potere, come rimarca il vicesindaco, sta facendo tutto il possibile. «Stiamo iniziando a preparare anche altre misure - dice - a favore di imprese e famiglie. Fondamentale che Stato e Regione ci continuino a supportare». In una situazione non semplice.

Christian Galimberti

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