Cantù, in 1.500 per la Pace
Senza fare polemiche

La marcia è partita dalla moschea, che per l’occasione è stata aperta per una visita. Piantato anche un ulivo simbolico fuori dal capannone, un altro è stato consegnato alla parrocchia di Mirabello

«Dobbiamo camminare per seminare la pace nei giorni dell’anno che abbiamo davanti. Impariamo a costruire la casa comune, perché è di tutti, non solo di alcuni».

L’invito che monsignor Franco Agnesi, vicario generale della Diocesi di Milano, rivolge alla chiesa parrocchiale di Mirabello gremita, è a continuare a ripetere i gesti che hanno caratterizzato la giornata: camminare, piantare semi di pace e promuovere il dialogo e la fratellanza.

Si è chiusa così ieri la 27° Marcia della Pace, a cui hanno preso parte circa 1.500 persone, la cui vigilia è stata caratterizzata dall’enorme polverone sollevato dalla decisione dell’amministrazione comunale di revocare il patrocinio alla manifestazione dopo aver appreso che nel programma del Mese della Pace, promosso dalla Caritas del decanato di Cantù e Mariano Comense, era prevista la possibilità di aderire alla raccolta firme che chiede la cancellazione dei Decreti Sicurezza. Per la cronaca, la raccolta firme in questione non c’è stata e gli organizzatori hanno assicurato che non è mai stata prevista a Cantù. Assenti quindi il sindaco e la giunta.

La partecipazione però, probabilmente anche come reazione a quanto accaduto, è stata anche superiore agli anni passati, e nel corso dei numerosi interventi e momenti di preghiera e riflessione non è stato fatto alcun riferimento all’accaduto. Il punto d’avvio, come segnale simbolico forte, è stato fissato al capannone di via Milano sede dell’associazione islamica Assalam. Per l’occasione l’associazione Assalam ha aperto le porte della propria sede, oggetto di un braccio di ferro con il Comune, e ha offerto tè caldo a tutti i visitatori.

Inoltre è stato piantato fuori dalla sede di Assalam un ulivo, simbolo di pace. Un altro verrà messo a dimora alla parrocchia di Mirabello.

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