Cantù, tombe danneggiate e furti
Cimitero maggiore senza pace

Tentano di rubare un ulivo piantumato 18 anni fa per ricordare il marito. «Gente senza scrupoli, è uno sfregio»

Vandali e ladri, tra i vialetti del cimitero maggiore. Dove, quest’estate, si sono già verificati danneggiamenti e ruberie su un altare commemorativo e tre diverse tombe. Una serie che non si arresta: l’ultimo episodio riguarda il tentato furto di un ulivo, piantato simbolicamente in una fioriera proprio per la morte di chi, sepolto lì vicino, non c’è più. Che si accompagna al ritrovamento di un portafoglio abbandonato in un cestino, ripulito da qualsiasi contenuto: all’interno, né contanti, né documenti. A denunciare quanto accade è una donna 70 anni che ha scattato foto e realizzato un filmato di quanto ritrovato sulla tomba del marito mancato da 18 anni. «Gente demente esiste sempre. Hanno sradicato le piantine. Al primo momento ho pensato: ma come ha fatto a consumarsi questa terra? Poi ho realizzato. Volevano portare via l’ulivo. Che gente meschina», dice lei stessa nel video. «Era da un po’ che non succedeva qualcosa a questa tomba. Ho messo quest’ulivo 18 anni fa - spiega - quando mio marito è morto. Ci sono sempre delle piantine fresche. Sono successi tanti episodi. Ultimamente sembrava tutto a posto. Pensavo che rubassero semmai altre piante, magari. ;a non quell’ulivo. Quantomeno non sono riusciti a portarlo via». A differenza, sembrerebbe, di altro. «Ho ritrovato un portafoglio nel cestino. Dato che indossavo i guanti, l’ho preso, ho guardato se ci fossero i documenti. Niente. Neanche soldi. Facile che abbiano derubato qualcuno. C’è stato un periodo che i ladri si prendevano i vasi di rame. Adesso si arriva a rubare persino le piante con le radici. Gente senza scrupoli. Lo so che ci sono cose peggiori, ma rimane un’offesa sulla tomba, uno sfregio». A fine giugno, sempre al cimitero maggiore, i soliti ignoti avevano forzato la cassetta e rubato le offerte lasciate alla memoria di don Arturo Rusconi sacerdote che ha dedicato la sua vita all’assistenza dei più poveri. Poi si erano presi la foto di un defunto, con tutto il pesante portafoto in vetroceramica. E i vasi in rame. E anche fiori spariti dalle tombe.

(Christian Galimberti)

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