Dramma a Cantù
«Stavo soffocando
e mi hanno salvata»

Una mamma di 44 anni era in un bar di Vighizzolo con il bimbo. Sfiorata la tragedia a causa di un boccone di piadina. Due ragazzi sono intervenuti subito con la “manovra”. «Vorrei tanto ringraziarli»

«A loro devo la vita». Sta cercando i suoi due eroi, Cinzia Muratore, 44 anni, di Cantù, mamma di un bimbo di 3 anni.

Davanti al suo piccolo, Cinzia, al tavolino di un bar, per colpa di un boccone andato di traverso, stava soffocando, quando è stata salvata da due ragazzi presenti che sono intervenuti per effettuare la manovra di Heimlich: le spinte con il pugno contro l’addome che le hanno permesso di tornare a respirare.

E per darle supporto. «Vorrei rivedermi con loro, per poter dire loro, ancora una volta, grazie».

«Siete stati fantastici»

Un grazie che, nella giornata di ieri, è partito con un post via social. «Non ricordo i nomi, ma vorrei fare un ringraziamento di cuore ai due ragazzi che ieri mi hanno aiutata, il primo perché si è reso conto che stavo soffocando, il secondo perché ha fatto la manovra corretta liberandomi le vie aeree... Stavo soffocando - ha scritto sulla pagina Facebook “Sei di Cantù se” - Senza di voi sinceramente non so come avrei fatto! Grazie di cuore siete stati fantastici! Grazie grazie grazie mi avete salvata!».

A La Provincia, la mamma aggiunge particolari di quel momento cruciale, avvenuto domenica, alle 18.30, in un bar di via San Giuseppe, a Vighizzolo.

«Penso che dovrei rivedermi con questi due ragazzi è per dire loro grazie - dice - Io ero al bar con il bimbo e il nostro cane, lui ha preso un gelato, io una piadina. Un grosso boccone, a un certo punto, mi ha impedito di respirare. Non respiravo, e in realtà, in un primo momento, anche chi era lì non capiva. Uno dei ragazzi presenti si è quindi accorto, e a furia di ripetere la manovra sono riusciti a liberarmi. Anche mio figlio ha percepito che stava succedendo qualcosa».

«Mi sembrava giusto ringraziare loro con un post su Facebook - prosegue - A loro ho subito chiesto se potevo offrire qualcosa, credo che abbiano avuto una ventina d’anni, ma hanno detto di no, di non preoccuparsi. Da domenica, la tensione per quello che è successo ancora non se n’è andata del tutto. Mi piacerebbe ringraziare questi ragazzi: non è qualcosa che succede tutti i giorni».

Christian Galimberti

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