Fine vita, una legge ignorata
Appello ai Comuni: «Aiutateci»

Sanità e Biotestamento, ancora troppa ignoranza da parte degli enti locali -Domani al Sant’Anna un convegno. Paddeu: «Sindaci, vi aspettiamo»

Sono stati invitati in 186, tutti quelli della Provincia di Como, ma all’appello di Antonio Paddeu, primario della Riabilitazione specialistica cardiorespiratoria dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù, hanno risposto solo in 30 Comuni. Parliamo della partecipazione a un convegno medico sulle Dat, le “disposizioni anticipate di trattamento”. Un tema delicato, a volte scomodo, ma di sicuro universale e che per legge prevede il coinvolgimento delle Amministrazioni locali.

Paddeu ha deciso di accendere i riflettori su una legge del gennaio 2018, definita comunemente la legge del “testamento biologico” o “biotestamento”, e chiede ai Comuni di fare la propria parte nella sua applicazione quotidiana alle situazioni concrete.

«Nei fatti questa legge esiste, ma spesso, troppo spesso, viene disattesa - dice il medico -. Ho incontrato non so più quanti pazienti che, pur volendo depositare le proprie volontà nel proprio Comune di residenza in caso di fin di vita, come previsto dalla legge, si sono trovati di fronte a personale impreparato. Alcuni sono stati addirittura rimandati ad altri enti. Sembra che di questa norma nessuno sappia nulla e nessuno voglia informarsi fino in fondo e sul serio».

Paddeu gestisce da oltre 10 anni il centro Sla del Sant’Antonio Abate di Cantù. Ha seguito con la sua équipe, fino ad oggi, 165 malati. Sa cosa significa rifiutare una tracheotomia quando si arriva a non respirare più autonomamente. Ha visto donne e uomini non voler essere intubati in condizioni di crisi acute e persino chi ha rinunciato all’alimentazione artificiale, attraverso un tubo applicato direttamente allo stomaco.

«La Sla è terribile - confessa questo medico da sempre vicino ai suoi pazienti, quasi fossero familiari -. Ma non deve togliere il diritto a far rispettare le proprie volontà. Che solo 30 Comuni abbiano garantito la propria presenza al convegno di domani al Sant’Anna di San Fermo della Battaglia è deludente. Frustrante incassare un interesse così debole. È necessario invece che la partecipazione sia allargata, che ascoltino interventi su questi temi gli amministratori, i dirigenti, i dipendenti dei Comuni, i semplici cittadini. Tutti, anche noi medici, dobbiamo pretendere che la legge 219 sia una realtà».

Il punto chiave per Paddeu è uno: «I Comuni devono fare la loro parte, ma anche lo Stato, prevedendo che diventi obbligatorio un registro nazionale delle Dat. Se un mio paziente viene ricoverato in Sardegna, i medici che lo prendono in carico devono sapere come comportarsi con lui, che magari ha già del tutto perso l’uso della parola. Se un rianimatore si trova davanti a un malato di Sla in piena emergenza, deve sapere se staccargli o meno il ventilatore. La legge esiste, non è più possibile rimandarne l’applicazione».

L’invito quindi è a esserci al convegno di domani al Sant’Anna dalle 9, organizzato da Asst Lariana in collaborazione con la Fondazione “Paola Giancola”.

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