Il sindaco e la ’ndrangheta
«Cantù era impreparata»

L’ultimo rapporto dell’Antimafia fa ancora riferimento al centro brianzolo. Galbiati: «Nessun segnale di infiltrazioni in Comune»

«La città, la ’ndrangheta e l’omertà? Non vorrei contraddire nessuno, ma credo che, più che di omertà, si sia trattato di impreparazione al tema. Tanti canturini non si sono sentiti toccati. Un fenomeno che non si conosceva. E di cui non ci si è resi conto che potesse essere così inserito anche nel nostro tessuto sociale. Sui rischi di infiltrazioni mafiose, stiamo valutando l’opportunità con il segretario comunale di introdurre una piattaforma pubblica per la raccolta di segnalazioni anche provenienti dai privati. E l’implementazione del sistema già in essere di controlli successivi sugli atti amministrativi».

Così il sindaco Alice Galbiati, Lega. In una città che, e qualcuno ricorderà le polemiche degli scorsi mesi sulla mancata costituzione di parte civile del Comune al processo per i fatti avvenuti a Cantù - e poi, l’iniziativa del caffè antimafia, voluto sempre dal Comune, con interventi sulla pubblica piazza - sembra non abbia voglia di farsi trovare scoperta.

Nell’ultimo rapporto della Direzione Investigativa Antimafia, si afferma la capacità dei clan calabresi, proprio a Cantù, di «determinare elevati livelli di omertà».

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