Inverigo, nuovo lutto per il Covid
Morto titolare di autoscuola

È l’istruttore Mario Cristiano, di 68 anni: fondò “Il Gigante”. I funerali celebrati a Novedrate .Le figlie: «Prima stava bene, in 20 giorni se n’è andato»

«Grazie Mario:sarai sempre il nostro Gigante». È lo striscione appeso, sulla serranda della scuola guida “Il gigante” di via Pescarenico ad Inverigo, da alcuni “ex alunni” di Mario Cristiano, che ha fatto imparare a guidare a generazioni di inverighesi e dei paesi limitrofi.

Il Covid purtroppo lo ha portato via, a 68 anni, in una ventina di giorni. I funerali si sono celebrati mercoledì nella chiesa dei santi Donato e Carpoforo a Novedrate, paese dove risiedeva.

Sotto la sua, a volte burbera, ma a fin di bene, direzione anche i meno dotati hanno imparato a guidare e, soprattutto a rispettare e conoscere le regole del codice della strada. Nel 1986, dopo aver lavorato come dipendente a Como e a Cantù, decise di mettersi in proprio e di aprire la propria scuola guida. Ad Inverigo, a due passi dalla statua del Gigante, dalla quale ha preso il nome.

«Papà amava il suo lavoro:ci metteva tutto se stesso, per fare in modo che gli allievi diventassero degli ottimi automobilisti» ricorda la figlia Teresa, che collabora nella scuola guida, seguendo la parte della teoria.

«Aveva anche un grande amore per la famiglia». Il mestiere dell’istruttore a volte può essere stressante ma Mario aveva le controindicazioni. «Gli piaceva giocare a tennis -dicono le altre figlie Michela e Marianna -.Poi faceva delle interminabili partite a scacchi on line».

«Una sua grande passione era quella dell’orto:ci lavorava appena poteva e gli piacevano in particolare gli alberi da frutto». Quell’orto che dal 10 marzo, giorno del ricovero all’ospedale Sant’Anna di Como, per il peggioramento delle condizioni di salute, dopo la positività al Covid, nessuno ha più toccato. È troppo grande il dolore per la scomparsa, così improvvisa. «Papà era in perfetta salute -ricordano le figlie -.Non aveva malattie pregresse. Poi un giorno è svenuto e ha avuto la febbre alta e la saturazione è peggiorata:così abbiamo chiamato l’ambulanza. L’abbiamo visto e salutato per l’ultima volta».

«Poi ci hanno chiamato ogni giorno dall’ospedale per aggiornarci sulla situazione clinica, ma non abbiamo più sentito la voce di nostro padre, che era in coma».

Guido Anselli

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