L’addio di Vighizzolo a Sonia
«Portiamo il tuo sorriso nel cuore»

Tanti in chiesa e sul sagrato ai funerali della donna stroncata da un malore a 46 anni. Don Dondossola: «Le persone speciali continuano a vegliare su quelle che hanno amato»

«Dolce sorriso, ora sorridi lassù...». «Ciao Sonia, ti porterò nel cuore». «Buon viaggio cara amica». Le frasi sul libro dei ricordi, all’ingresso della chiesa, viene riempito dal dolore. Sui volti di familiari, amici e amiche, scorrono le lacrime. Qualcuno si avvicina al feretro per una carezza sul legno. L’ultima, per quanto possibile, a Sonia Cristofaro, 46 anni. Lei, sotto a un cuscino di rose, lei, nel giorno del suo ultimo viaggio.

Il funerale, ieri, alle 15.30, in una chiesa, Santi Pietro e Paolo, a Vighizzolo, riempita con i posti distanziati per la pandemia. E altre persone fuori, sul sagrato, ad aspettare anche per quella carezza. Sonia è morta per un malore in casa domenica sera, al termine di una giornata qualsiasi, dopo una serata che è sembrata spensierata, con qualche tiro al pallone in strada con i bimbi dei vicini, in via Cartesio.

A piangerla, ora, c’è il figlio, quattordicenne - avuto da una precedente relazione -, i familiari, Lorenzo Terraneo, il suo compagno attuale. Ma anche le persone conosciute in vita da Sonia, da ragazza studentessa alla scuola d’arte di Cantù, dove sua mamma faceva la bidella, fino a pochi giorni fa imprenditrice della Sweet Smile di via Tito Speri, creazioni su tessuto.

Sonia, «strappata ai suoi cari da una morte improvvisa», come ha ricordato don Paolo Dondossola, parroco della Comunità Madonna delle Grazie. «Davanti a qualsiasi morte - le parole del sacerdote all’omelia funebre - Nascono nel nostro cuore tante domande sul senso della vita, sul senso del nostro esistere, sul significato della nostra vita stessa. Soprattutto quando la morte bussa nelle nostre case, nelle nostre famiglie, in modo così improvviso e inaspettato».

«Davanti al mistero della morte ci sono due strade - ha aggiunto - La prima è pensare che le persone defunte non ci sono più, che vivranno nei nostri cuori finché il loro ricordo rimarrà dentro di noi. Oppure, c’è un altro modo di intendere la morte, il modo cristiano, che è quello della speranza, della certezza della Risurrezione. Le persone che ci hanno lasciato, in particolar modo le persone speciali, continuano a vegliare sulle persone che hanno amato in questa vita».

Christian Galimberti

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