L’antimafia: «Un clima omertoso
Testimoni lasciati soli dalla città»

’Ndrangheta, il procuratore Dolci torna all’attacco: «C’è solo la claque calabrese al processo»

«Il progetto di Cantù si svolge in un clima di assoluta, totale omertà. Intrusioni, aggressioni, gravi atti di aggressione fisica, lo sparo contro un’auto. Mi chiedo e vi chiedo: e se l’amministrazione pubblica si fosse costituita parte civile?». A puntare il dito contro l’assenza dell’amministrazione dall’aula dov’è in corso il processo sulle violenze «con metodo mafioso» (accusano gli inquirenti) in piazza Garibaldi, è ancora una volta il pm antimafia Alessandra Dolci.

«Se a questo processo il pubblico non fosse formato solo da una claque calabrese, ma ci fossero anche i cittadini di Cantù, forse costoro capirebbero che non c’è spazio e tornerebbero ad Africo, ma così non è. I testimoni si sentono soli», ha detto il magistrato.

Più in genere, quanto al Paese, Cantù compresa: «Avere la solidarietà di tutti gli altri commercianti farebbe venir meno le pretese di chi compie le ritorsioni. Ma così non è. Se ci fosse un diverso senso di coesione sociale, se chi ha subito avesse la solidarietà dei concittadini, delle associazioni di categoria... Ma non c’è, questo senso di solidarietà».

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