Le categorie al fianco di Cantù
«Tutti in piazza contro le cosche»

Negozianti e imprenditori apprezzano l’iniziativa lanciata dal vicensindaco Galbiati. Benati (Cna): «Un segnale forte». Tagliabue (Confartigianato): «Bisognerà essere in tanti». Casartelli (Confesercenti): «Scelta giusta»

Prima il Comune ha deciso di non costituirsi parte civile, nel processo in corso al tribunale di Como per presunte estorsioni in odor di ’ndrangheta le cui udienze hanno fatto il giro del Paese, tra applausi in aula dei parenti degli imputati e silenzio spaventato dei testimoni.

Poi ha creato la Consulta per la Legalità, con il compito di organizzare una manifestazione per affermare che la città non è omertosa, ma la Consulta ha stabilito di organizzarla tra un anno. Ora il vicesindaco Alice Galbiati si smarca dal neonato osservatorio, confermando l’appuntamento per il 23 marzo.

Situazione confusa, ma su una cosa tutti - o quasi - paiono d’accordo, è importante prendere posizione anche e soprattutto per salvaguardare il buon nome di Cantù, cittadina sinora sinonimo di laboriosità. Per questo, alla manifestazione in questione, non mancheranno le associazioni di categoria, per ribadire chiaro e forte questo messaggio.

E per smentire i timori di chi pensa che, convocandola in tempi bevi, questa chiamata a scendere in piazza rischi il flop. «Siamo preoccupati – conferma il presidente di Cna Enrico Benati – quel che sta accadendo non è bello. Si stanno sviluppando fenomeni latenti che lavorano nell’opacità e non auguro a nessuno di incappare in queste vicende. Non ci siamo abituati».

Bene, quindi, la decisione del vicesindaco Galbiati: «Occorre dare un segnale forte. E noi ci saremo». D’accordo anche il presidente di Confesercenti Claudio Casartelli: «Siamo allineati al vicesindaco Galbiati, ritengo che abbia la possibilità di avere una visione più ampia della situazione e se ritiene che sia la scelta giusta in questo momento siamo d’accordo».

Anche Daniele Tagliabue, presidente della delegazione cittadina di Confartigianato, comprende lo straniamento: «Quattro anni fa venni intervistato da un’assocazione antiracket e dissi che questi episodi da noi non sono mai esistiti, non sono nel nostro uso di vivere, non li abbiamo mai affrontati. Non sono nella nostra indole. Mi auguro che i canturini partecipino in tanti».

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