L’ultimo saluto a Pierino la peste
Un campione maestro di umiltà

Oggi alle 9 a Fabbrica Durini ad Alzate Brianza la cerimonia funebre del calciatore morto a 73 anni. Cordiale con tutti, si impegnava con i giovani

Un campione ma soprattutto un grande uomo. Pierino Prati, scomparso lunedì sera, all’età di 73 anni, nella casa di riposo di Montorfano, aveva tutte le carte in regola per essere al centro dell’attenzione.

Ma lui, in un’epoca in cui la visibilità sembra essere tutto, ha voluto condurre una vita “normale”, nella Brianza comasca, dove è arrivato quasi cinquant’anni fa dalla sua Cinisello.

Prima ad Arosio, dove ha trovato l’amore e dove si è sposato; poi ad Alzate dove è arrivato nel 1970 e dove, da questa mattina, mercoledì 24 giugno, riposerà nel piccolo cimitero della frazione di Fabbrica Durini, dopo la cerimonia funebre che lì si svolgerà alle 9.

Anche Inverigo è stato importante per “Pierino la peste”. Spesso lo si vedeva nel “buon rifugio” della Trattoria Edda, a Cremnago dove si sentiva come a casa. Ma soprattutto potevi vedere la sua grande umanità ed umiltà. Dove tutti lo conoscevano e lo salutavano con un semplice “Ciao Pierino”. Perché proprio la semplicità, l’essere “alla mano” e non far mai pesare il suo glorioso blasone, erano le sue caratteristiche. E a chi lo vedeva per la prima volta, si prestava, gentilmente alle foto di rito e rispondeva alle domande e alle curiosità.

«Perché il soprannome di Pierino la peste?. Non lo so, forse perché mi piaceva fare gol, nei minuti finale e decidere il risultato» diceva. In tanti gli chiedevano della meravigliosa tripletta nella finale di Coppa Campioni del 1969 contro l’Ajax:un record che nessun giocatore italiano ha mai battuto.

«Un primato mai raggiunto in Italia, che mi dà una grande soddisfazione.-rispondeva Prati -. È un sogno per chiunque gioca a calcio fin da bambino e poi diventa professionista poter disputare partite come la finale di Coppa Campioni». Nella vita di tutti i giorni Prati non aveva nemici. Era il suo carattere ad impedirgli di avere dei nemici.

(Guido Anselli)

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