Mariano onora le vittime nella quarantena
Il Palatenda diventa una grande chiesa

La messa per ricordare le 68 persone mancate negli ultimi tre mesi. Familiari e amministratori pubblici presenti alla cerimonia.

Mariano ha commemorato giovedì sera 11 giugno i 68 cittadini scomparsi durante il lockdown per l’emergenza sanitaria del coronavirus. In occasione della festa del Corpus Domini, la Comunità pastorale San Francesco ha deciso di celebrare una messa di suffragio al Palatenda. La funzione è stata presieduta da tutti i sacerdoti della comunità. A testimoniare che l’emergenza non è ancora finita, il controllo all’ingresso con i termoscanner, le mascherine e la ridotta capienza. I posti sono stati occupati dai familiari dei defunti (al massimo due per famiglia). Gli altri fedeli hanno potuto seguire la funzione on line sulla pagina Facebook degli Oratori di Mariano. Una cerimonia toccante, che ha riaperto nel cuore dei presenti, il dolore per il distacco, avvenuto in maniera traumatica, senza il conforto della messa e del funerale. Il coronavirus si è portato via 19 marianesi, ma ha lasciato il segno anche negli altri 49 defunti. «Una gran parte di noi stasera è qui per ricordare delle persone care -così ha iniziato la celebrazione il prevosto don Luigi Redaelli - Persone che vorrei dire, senza che vi commuoviate troppo, sono qui in mezzo a noi. E celebrano con noi anche se noi non le vediamo. In maniera impercettibile c’è la comunione tra la Chiesa della Terra e quella del Cielo. E questo ce lo dice la fede. Che ci manca perché non ne abbiamo mai a sufficienza». Il prevosto ha poi ricordato la finalità dell’evento. «Stiamo facendo una processione lunga almeno questi tre mesi. Almeno quanto la vita di queste persone che vogliamo ricordare. E’ entrare nelle ferite di tante famiglie che non hanno potuto neanche dare un ultimo saluto. Ci sembrava giusto giusto dedicare una celebrazione appositamente per loro». Prima della chiusura della messa, è intervenuto il sindaco Alberti, presente con i capigruppo e la giunta al completo, accanto al gonfalone della città, a sottolineare la solennità dell’avvenimento. L’elenco dei 68 nostri concittadini è una conseguenza di questa emergenza sanitaria -ha detto il primo cittadino -.Il covid non è responsabile diretto di tutte le morti, ma sicuramente ha portato alla limitazione di alcune libertà personali. Come quella di accompagnare i “nostri” cari (li sento miei, in quanto responsabile della comunità) nell’ultimo viaggio. Per alcuni non si è nemmeno potuto tenere il funerale. Tutti, anche quelli che non avevano contratto il covid, ed erano ricoverati in ospedale, se ne sono andati da soli, senza la possibilità del conforto dei familiari». Le ultime considerazioni, sono state sulla cerimonia. «Con questa celebrazione vogliamo sottolineare che le persone scomparse non sono numeri, ma volti, vite e storie. La maggior parte erano anziani. Con loro -ha concluso - se n’è andato un pezzo della storia della nostra città. Persone che hanno contribuito a costruire quello che siamo».

(Guido Anselli)

© RIPRODUZIONE RISERVATA