Ospedale, allarme medici a Cantù
In due anni ne ha persi un terzo

Il calo di personale al Sant’Antonio Abate da 85 a 57 (28 in meno) preoccupa i sindacati. Asst Lariana: «L’attenzione al presidio è massima, vengono promossi di continuo nuovi bandi»

Quasi trenta medici in meno in poco più di due anni. Praticamente un terzo di quanti in servizio all’ospedale Sant’Antonio Abate. Numeri importanti, che secondo i sindacati devono spingere a porre in atto azioni concrete di valorizzazione del presidio cittadino, che rischia altrimenti di diventare una struttura secondaria, di passaggio, nell’ambito della rete dell’azienda guidata dal direttore generale Fabio Banfi.

Dati che emergono dal confronto del numero di dipendenti di Asst Lariana nel passaggio dal 2019 al 2021. Gli anni cruciali della pandemia. La dirigenza medica è passata da 544 a 554, un incremento di dieci unità. Ma se si sposta l’attenzione sull’ospedale canturino il quadro è ben diverso. Se nel 2019 infatti la dirigenza medica contava 85 dipendenti, del 2020 sono diventati 70 e nel 2021 si scende ancora, a quota 57. Ben 28 in meno. Un terzo.

Così il sindacato

«C’è di che preoccuparsi – dice Salvatore Monteduro, segretario generale Uil del Lario – perché significa che Cantù sta diventando un presidio di secondo piano rispetto a quelle che possono essere invece le potenzialità di una struttura come questa, considerando anche gli importanti investimenti che sono stati fatti. E considerando che il Sant’Antonio Abate è punto di riferimento per un bacino d’utenza molto vasto».

Un problema di dimensione nazionale, che vede sempre maggior difficoltà nel reperire medici, soprattutto per i pronto soccorso. I motivi, superlavoro e stipendi non adeguati. Ma non solo. «Il rischio – continua – che diventi un polo ospedaliero di passaggio. Occorre dare opportunità di carriera, sotto il profilo salariale ma anche nella rivitalizzazione delle specialità, di costruzione della ricerca. Come ci sono percorsi formativi di alto livello al Sant’Anna, si potrebbero immaginare anche a Cantù».

Anche secondo Giuseppe Callisto, referente sanità per la Funzione pubblica Cgil, si tratta di un dato molto pesante: «La prima osservazione, è che questo sia il frutto delle politiche degli ultimi anni e di scarsa programmazione. La pandemia, quando tutti hanno riscoperto improvvisamente e troppo tardi il valore della medicina territoriale, ha dato il colpo di grazia. Di fatto, una tendenza già in atto, causata dalla diversità di gestione contrattuale e di appetibilità tra pubblico e privato. Non avere valorizzato le professionalità è una scelta che di paga».

Così Asst Lariana

Asst Lariana, attraverso l’ufficio stampa, sottolinea «l’attenzione nei confronti dei tre ospedali di Asst Lariana è massima e vengono promossi di continuo bandi per l’assunzione di personale. Complessivamente - anche se i presidi di Cantù e Menaggio registrano un calo dovuto principalmente ai pensionamenti - il numero dei dipendenti sanitari è pressoché costante».

Per quanto riguarda il Sant’Antonio Abate, «il presidio detiene una vocazione di presidio per acuti e si continua ad operare per potenziare e valorizzare questo percorso. I 12 milioni di euro - questo è l’ammontare degli investimenti che hanno interessato e interesseranno la struttura nel corso dei prossimi anni - . ne sono un’ulteriore conferma. Con la nuova riforma sanitaria, Cantù vedrà inoltre accrescere anche il suo legame con il territorio con l’apertura della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità, strutture deputate a favorire l’integrazione ospedale territorio a tutto vantaggio del cittadino».

Silvia Cattaneo
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