Processo per violenza sessuale a Figino
Le telefonate salvano l’imputato: assolto

Prova non raggiunta” a carico di Angelo Forcellini, in carcere dal maggio del 2020. Era accusato di aver legato e abusato di una giovane agente immobiliare. Decisivi i file audio

Si è concluso con una assoluzione con la formula della “prova non raggiunta” il processo per violenza sessuale e sequestro di persona intentato nei confronti di Angelo Forcellini, 53 anni di Figino Serenza, in carcere dal maggio dell’anno scorso con l’accusa di avere sottoposto una giovane agente immobiliare a una serie di sevizie più o meno inenarrabili.

L’assoluzione è per certi versi clamorosa, non tanto per il fatto in sé ma per come è maturata, e per il peso che probabilmente hanno avuto una serie di telefonate ascoltate ieri in aula nel corso dell’ultima udienza. Soltanto nelle ultime ore, infatti, l’avvocato Ivana Anomali - che ha assistito l’imputato fin dal giorno del suo arresto - è riuscita a produrre la consulenza tecnica di un ingegnere di Padova che aveva “estratto” dal telefono dell’imputato una serie di file audio contenenti alcune conversazioni con la presunta vittima.

Il tono delle telefonate

Sul tono e sul contenuto delle conversazioni, una delle quali di pochi minuti successiva all’episodio sul quale si è costruito il capo di imputazione, non potevano sussistere dubbi: non erano quelle né la voce né le parole della vittima di una violenza sessuale di quella portata.

La ricostruzione

La vittima, a questo punto sempre più presunta, aveva sostenuto davanti ai carabinieri, peraltro non nell’immediatezza dei fatti ma qualche giorno dopo, che Forcellini l’avesse immobilizzata con un paio di fascette da elettricista, salvo poi brandirle sotto il naso un coltellaccio da cucina minacciandola di essere pronto a tagliarle la gola. Quella minaccia sarebbe valsa a indurla a spogliarsi, a lasciarsi fotografare e filmare e infine a consumare un rapporto sessuale completo.

Per la verità, fin dal primo giorno, Forcellini, detenuto, aveva insistito per chiedere di poter essere processato in un’aula dibattimentale, deciso a provare la propria innocenza senza accedere ad alcuno dei riti alternativi che gli avrebbero consentito di strappare uno sconto di pena (salvo assumersi il rischio di una condanna parecchio più pesante). La sua salvezza - anche se per conoscere le ragioni del tribunale bisognerà attendere il deposito della sentenza - passa quasi certamente attraverso il suo telefono, nel quale, come detto, l’imputato usava registrare le conversazioni. Di quel cellulare per settimane si erano perse le tracce fino a quando, il mese scorso, l’avvocato Anomali era riuscita a recuperarlo affidandolo al consulente tecnico di parte che ne avrebbe estratto quegli audio sulla cui esistenza Forcellini aveva sempre insisto. Ieri quelle conversazioni dal tono parecchio amichevoli, sono state ascoltate in aula, inducendo poi il tribunale a chiederne conto alla giovane donna, che non è stata in grado di fornire una spiegazione plausibile fino in fondo.

La Procura, al termine del dibattimento, aveva comunque invocato una condanna a sette anni di detenzione. Dopo la lettura della sentenza, in tarda serata, Forcellini ha potuto lasciare il carcere di Pavia.

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