Domenico Paviglianiti
Il “boss” di Cermenate
scarcerato due volte

Condannato all’ergastolo per sette omicidi la pena venne commutata dopo l’arresto in Spagna

CERMENATE

Scarcerato due volte nel giro di due mesi per fine pena. Negli anni Ottanta e Novanta Domenico Paviglianiti, 58 anni di Cermenate, era considerato un “boss dei boss” della ’ndrangheta. Pluriomicida, ergastolano, catturato in Spagna nel 1996 e due anni dopo estradato, da tempo è protagonista di un intricato rimpallo giuridico, una battaglia tra i suoi legali e le diverse autorità giudiziarie che hanno valutato e calcolato, in modo diverso, quanto gli resta della pena da scontare.

Secondo il gip di Bologna Domenico Truppa, l’ultimo giudice chiamato in causa dagli avvocati Mirna Raschi e Marina Silvia Mori, il conto di Paviglianiti con il carcere è esaurito e per questo dal 18 ottobre è stata disposta la liberazione. La seconda dopo quella decretata ad agosto, durata però in quel caso meno di 48 ore. Per la Procura di Bologna, infatti, la pena terminerà nel 2027 e per questo, due mesi fa, Paviglianiti era stato subito nuovamente arrestato e ora, con la seconda liberazione, è partito un nuovo ricorso in Cassazione a cui si chiede di dirimere la questione.

Tutto nasce dal fatto che in Spagna, all’epoca dell’estradizione, il carcere a vita non era contemplato. Caduto l’ergastolo, i 168 anni di somma aritmetica di condanna per il boss sono stati commutati in 30 anni. Lo ha deciso ad agosto un gip di Bologna, autorità giudiziaria competente perché proprio dalla Corte di appello emiliana era stata emessa l’ultima sentenza passata in giudicato. A questo punto, secondo i difensori, a febbraio 2019, dopo 23 anni, tra indulto, liberazione anticipata, era già scontata tutta la pena. Su questa base è stata ottenuta la prima liberazione, decisa in un primo momento dalla stessa Procura.

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