Simone, il dolore e il ricordo
«Un incidente inspiegabile»

Il dolore del padre di Simone Bertelè, morto nell’incidente in moto ad Alzate: «Usava la moto da sempre, mai cercati sorpassi azzardati» Cresciuto all’oratorio di Sant’Agata, ex studente del Setificio, era andato a vivere a Garzola con la fidanzata

Tornava dal lavoro lunedì sera, Simone Bertelè, quando ha trovato la morte sull’asfalto della provinciale 342 Briantea ad Alzate Brianza. Un incidente sulla cui dinamica sono in corso gli accertamenti disposti dalla Procura di Como che procede per omicidio stradale.

Sono due le persone iscritte nel registro degli indagati: sono gli automobilisti che erano alla guida delle due vetture con le quali la Kawasaki del giovane comasco è venuta in contatto.

La prima, una Peugeot familiare che, stando alla successione cinematica del sinistro, lo ha urtato lievemente (forse solo sfiorato con lo specchietto), e che però lo ha fatto sbandare e cambiare di corsia.

E poi l’altra, una Renault Twingo che, provenendo dalla direzione opposta, l’ha centrato in pieno, non lasciandogli via di scampo. Il magistrato ha disposto l’autopsia, come da prassi in questi casi.

Simone non ha più fatto ritorno e la sua assenza lascia nei familiari un vuoto che nessuna parola riuscirà mai a colmare. Si sono riuniti nella casa dei genitori, in via Zezio.

Poche frasi spezzettate e lunghi silenzi, di fronte ad una tragedia ancora impossibile da capire e da accettare. «Non ci spieghiamo cosa possa essere successo - riesce a dire il papà - In casa abbiamo sempre avuto una moto. Simone ha dapprima usato la mia, poi un mese fa ha comprato questa più adatta a un giovane. Ma era molto prudente, non cercava mai sorpassi azzardati».

Una famiglia unita e molto conosciuta, a Como, come in Brianza. Il papà, Giovanni Bertelè, è un ex insegnante di topografia, ora in pensione, alla Magistri Cumacini. E la mamma, la signora Maria Rossi, ha gestito fino a poco più di due anni fa, il mercatino dell’usato in Sant’Agostino. Per non dire del nonno Corrado Bertelè, per tanti anni sindaco di Lurago d’Erba e imprenditore. Simone, cresciuto all’oratorio di Sant’Agata, dove aveva giocato anche a basket e a calcio, era stato uno studente del Setificio e per un anno era stato iscritto pure all’Università dell’Insubria, facoltà di Fisica.

Poi aveva preso un diploma di web designer alla Starting Work di Como. Un giovane che si era sempre dato da fare: alla scuola di piazzale Montesanto era rimasto come tutor e in tale veste aveva più volte accompagnato gli studenti all’estero per stage lavorativi. Un ragazzo dinamico, amante dello sport, delle passeggiate in montagna e dello sci.

Attualmente lavorava alla serigrafica Bonanomi di Erba. È da lì che lunedì sera tornava, diretto a Garzola nella casa dove poco meno di un anno fa era andato a convivere con la sua fidanzata, Giulia Sestito.

Il proseguimento di un percorso e il progetto di una vita da costruire insieme. Lei, fresca di laurea, lunedì era a Londra per uno stage linguistico. È lì che è stata raggiunta dalla notizia tragica della sua morte.

Ieri mattina si è messa sul primo aereo per l’Italia e a mezzogiorno era anche lei in via Zezio, con la sorella di Simone, Silvia e i suoi tre figli. In attesa che dalla California, a Santa Barbara, dove studia all’università, arrivi anche il fratello Matteo.

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