Tragedia dell’idrovolante
Le accuse dall’Agenzia
per la sicurezza

La Procura ha iscritto nel registro degli indagati il presidente dell’Aero Club Como. Secondo l’Ansv il mezzo non era in possesso del certificato necessario per i giri di propaganda

L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo punta il dito contro l’Aero Club, per lo schianto dell’idrovolante che il 9 giugno di due anni fa causò la morte del pilota, Pietro Brenna, e dei due passeggeri Franco Gianola e Adele Croci. È sulla scorta delle conclusioni dell’inchiesta dell’Ansv, oltre che sulla consulenza degli esperti nominati dagli avvocati Alessandra Colombo Taccani e Claudio Corengia, legali della famiglia di Pietro Brenna, che il giudice delle indagini preliminari di Lecco ha chiesto nelle scorse settimane un supplemento d’inchiesta in particolare a carico dell’Aero Club di Como.

Nei giorni scorsi la Procura ha formalizzato l’iscrizione nel registro degli indagati di Pietro Porta, presidente della società sportiva che gestisce l’idroscalo comasco e da dove quel mattino di giugno del 2014 Brenna era decollato ai comando di un Cessna 172 per un volo di propaganda che - secondo gli esperti nell’Ansv - non avrebbe potuto in realtà fare.

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