«Un pastore tradito dalla passione»
Così Cantù piange Luca

La zia del ragazzo morto a 25 anni in un dirupo sopra Dosso del Liro: «Pochi giorni fa era qui con noi a scherzare e ora non c’è più». E quella frase: «Lassù c’è nebbia, non sai dove sei»

«Era qui con noi, qualche sera fa. Rideva, scherzava, come sempre. Alto, forte, giovane. E adesso non c’è più. Aveva anche detto: sai zia, stavolta non ho tanta voglia di tornare su in montagna. E per lui, entusiasta del suo lavoro, era strano. Forse se lo sentiva addosso che sarebbe successo qualcosa».

A parlare, con le lacrime agli occhi, è la zia, Maria Rivadossi, che come altri familiari del ragazzo aveva un legame forte e una frequentazione piuttosto assidua con il nipote, Luca Rivadossi, 25 anni, morto in un dirupo in Alto Lago mentre stava facendo il pastore.

«Quel lavoro a lui piaceva». Era il suo sogno da sempre, come ricorda una compagna delle elementari. Una notizia che ha gelato anche la frazione di Mirabello.

Il ragazzo, con la famiglia, è cresciuto in una casa al civico 67 di via Baracca. Nella frazione ha frequentato l’oratorio, è stato chierichetto. Le scuole, elementari e medie, sempre in zona. Poi aveva provato con l’alberghiero, a Erba ma aveva lasciato perdere. Era qualcosa che aveva nel Dna, la voglia di fare il pastore, come racconta una cugina di famiglia.

I Rivadossi sono originari di Borno, in Val Camonica. Le radici nella pastorizia hanno tracce profonde sin dalla fine dell’Ottocento, forse anche prima. E per Luca, non c’era altro lavoro migliore di quello.

Luca ha raccontato anche dell’altro, ai parenti. «L’altro giorno c’era così tanta nebbia che non capivo più dov’ero», la frase da lui pronunciata. Non senza conseguente apprensione in casa.Lassù il cellulare non prende e per chiamare a casa, bisogna scendere di qualche metro.

Dopo l’autopsia, le autorità daranno il via libera ai funerali: ancora da decidere in quale chiesa della città, se a Mirabello o a Cascina Amata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA