La favola bella della città a testa in giù


Era una mattina grigia e tempestosa, così potrebbe iniziare la favola di una strana città che sembrava camminare a testa in giù. Questa città era forse l’unica ad avere uno stadio in centro, che ogni 15 giorni veniva blindato quasi come una prigione, gli abitanti costretti a portare altrove le loro macchine non potendo avvicinarsi alle loro abitazioni per ragioni di ordine pubblico, e un ospedale nuovissimo fuori, in periferia, non servito da mezzi pubblici, così che i bisognosi di cure dovevano andarci con parenti e amici benvolenti in auto oppure a piedi, forse perché camminare un poco fa bene alla salute.
Una città in cui un’area importantissima viene prima comprata dal Comune, lasciata abbandonata per più di 20 anni e poi rivenduta ad una multinazionale che, dopo non averci fatto niente, ora vuole rivenderla al Comune.Mah! Ma la città a testa in giù non finiva di sorprendere: aveva ben due ferrovie che arrivavano fino al suo centro, ma l’amministrazione non faceva nulla per farle usare dai cittadini come metropolitana, anzi continuava a parlare di nuovi progetti milionari.
La città a testa in giù aveva dato i natali a un famosissimo scienziato cui tutto il mondo era grato per aver inventato la pila e scoperto la corrente elettrica, ma invece di celebrarlo con luci e illuminazioni, la città aveva strade buie, monumenti spenti e anche il suo Duomo era illuminato a metà. La città a testa in giù era un posto curioso per abitarvi e la sua amministrazione faceva di tutto per stimolare i suoi abitanti. L’ultima novità però non ebbe il successo sperato. Per abbellire la città e il suo lungolago si pensò di costruire un bel muro, così che per rivedere il loro lago i cittadini avrebbero dovuto fare sfoggio di agilità ginnica per superarlo, curando così il loro fisico, ma soprattuto di agilità mentale nel ricordarlo com’era e poterlo raccontare ai figli e nipoti. Ma la premura dell’amministrazione non venne compresa da un folto gruppo di cittadini che cominciarono a protestare e a chiedere chi avesse fatto una cosa simile! La gente sembrava impazzita e anche il Feudatario venne investito del problema, ma purtroppo, essendo lui confinato in un Palazzo di alte mura e circondato di amici fedeli da cui riceveva e cui dispensava amicizia e cortesie, non poteva certo essere a conoscenza di cosa succedeva al di fuori. Grande fu la sorpresa e il disappunto quando Egli e i suoi fidi scudieri vennero svegliati dalle urla e uscirono dalle mura: la città si era girata a testa in sù e osava discutere le loro decisioni! La favola continua e ci dice che ci volle tempo per liberarsi dei feudatari, ma i cittadini non si fermarono e, dopo averli scacciati, come in tutte le favole vissero finalmente felici e contenti.

Gianfranco Rossetti

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