I nostri vecchi, con pochi mezzi a disposizione, di fronte ad eventi imprescindibili, con la rassegnazione e il fatalismo dei tempi andati, avrebbero detto: «Raccogliere noci, spalare neve e ammazzare gente (scött i nuss, spalà nef e mazaà gent) sono tre lavori inutili» (in triì lavurà inütil) semplicemente perché la natura con i suoi tempi risolve tutto.
Filosofo, fatalista e anacronistico il nostro sindaco, come apprendo dall’articolo «La polemica» a pagina 13 del 10 Gennaio, ma "oculato e acuto amministratore dei soldi pubblici", meritevole di un plauso e di un eventuale riconoscimento. Ma con un piccolo neo: ha "sperperato" soldi pubblici per abbattere la Ticosa, quando avrebbe potuto semplicemente attendere e demandare il lavoro agli eventi naturali! Scherzi a parte, forse sta raschiando il fondo del barile perché semplicemente a corto di soldi ma soprattutto di idee? Ai posteri l’ardua sentenza.
Alberto Lezzani
Caro direttore, perchè non assegni la simpatica rubrica del «Filo di seta» al sindaco di Como? Già una volta ha dato prova di una particolare vena comico-surreale quando, davanti all’indignazione dei comaschi per la scoperta che il loro lago era scomparso dietro un muro di cemento, aveva dichiarato che, prima di fare ogni cosa, avrebbe «sentito il parere della moglie», quasi si trattasse di organizzare l’uscita in pizzeria con gli amici. Ora leggo su La Provincia che, invece di individuare perché Como per giorni è rimasta ostaggio della neve con strade impossibili, difficoltà negli spostamenti, pronto soccorso intasato da gente caduta nel tentativo di muoversi per la città, invita alla pazienza e al risparmio: prima o poi la neve si scioglie ed è inutile spendere tanti soldi per spalarla via. Sull’onda di questa visione vien voglia di ricordare al signor sindaco che, a volte, anche il lago sale di livello, straborda ed esonda, ma, prima o poi, torna sempre al suo posto. Così forse sarebbe bastato aspettare e non costruire un’opera che è solo riuscita a distruggere l’unica cosa per cui Como è famosa nel mondo. Che, ovviamente, non sono i suoi amministratori, almeno in quanto tali e non come potenziali partecipanti a Zelig.
Emilio Martinelli
(gi.gan.) Due lettere, la stessa preoccupazione; che a Como si stia passando dalla tragedia politica alla farsa. La frase del sindaco - cari Alberto ed Emilio - denota fatalismo, che di solito genera passività ed è il peggior compagno di viaggio per un amministratore.
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