Treni e non solo. Così va il Nord che non ci piace

Vivendo da tempo nella capitale mi scontro con l'inefficienza, i ritardi, il pressapochismo con cui sono gestiti molti servizi. Spesso conoscenti e colleghi mi dicono «beati voi al Nord dove le cose funzionano». Mi sarebbe piaciuto che quelle stesse persone fossero con me ieri e l'altro ieri, quando, per un giorno, sono tornato a fare il pendolare tra Como e Milano, usufruendo del "servizio" delle Nord. Ho avuto modo di viaggiare sul diretto delle 19 da Milano Cadorna, carrozze di non so quale epoca, strapieno già alla partenza e con i vetri che nemmeno a metà percorso trasudavano l'umanità del vagone. Il giorno seguente, per tornare a Milano, ho pensato bene di prendere un biglietto di prima classe, pensando di viaggiare un pò più comodamente. Stazione di Grandate, ecco arrivare il treno delle 7.49, convoglio nuovo di zecca, posto a sedere che conquisto, memore di anni di pendolarismo universitario, salendo velocemente, ma dopo di me qualcuno comincia già a rimanere in piedi. Altri salgono, con un abbonamento, ripeto, di prima classe, rimanendo in piedi, ammassati, fino a Milano. A queste persone, che ogni giorno, subiscono questo sopruso va tutta la mia comprensione e la mia solidarietà. Per chi gestisce Le Nord, invece, riservo una sola parola: vergogna!

Fabio Bianchi

Tempo fa la Provincia propose che il Consiglio dei ministri si riunisse per una volta qui al Nord, a Milano o nei dintorni, e che i suoi componenti raggiungessero il luogo dell'incontro, e successivamente lo lasciassero, utilizzando i mezzi pubblici. Salendo su autobus, treni e metrò quotidianamente frequentati dai pendolari, si sarebbero resi conto di persona qual è lo stato dell'arte in materia di trasporti non in una regione povera del Paese, ma nella sua regione più ricca. La regione che lo traina. Naturalmente era un'idea provocatoria, naturalmente non è stata neppure presa in considerazione, naturalmente i signori ministri - e una larga, larghissima schiera di politici - continuano a viaggiare comodi mentre i poveri cristi sono obbligati a subire ogni genere di scomodità. Non solo: pagano sempre di più per queste scomodità, visto che sono in arrivo nuovi aumenti tariffari. E pagano un sacco d'altre somme per ottenere servizi che o non ricevono confezionati come si dovrebbe o addirittura non ricevono affatto, dovendosi rivolgere al privato per ottenerli in tempi e modi acconci (pensiamo alla sanità, per esempio). Così purtroppo vanno le cose, così purtroppo non vanno i treni (non solo i treni).

Max Lodi

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