Con il Natale si può ritrovare un po' di fiducia

La fiducia è una cosa seria, lo sappiamo; ultimamente del termine si è abusato parecchio, accostandolo alle tragicomiche vicende politiche e parlamentari del nostro paese: non si è risolto nulla ovviamente, si tira a campare, ma dall'accozzaglia dei nostri pseudo rappresentanti, di cui un'ottantina inquisiti, una ventina di pregiudicati, a occhio più del 10 per cento della truppa, non potevamo aspettarci altrimenti, un'armata Brancaleone che non sa neppure ciò che vota; è successo l'altroieri al Senato: solo quando si tratta di convalidare i vitalizi odiosi di cui gode, si rianima all'unanimità. Lasciamoli perdere, abbiamo fra poco l'occasione, noi tutti, di tornare ad avere fiducia, quella vera: Lui ce ne fece dono, noi spesso ne abusiamo, ma seguirlo linearmente nella semplice e rivoluzionaria forza dei suoi comandamenti è impresa ostica, solo pochi eletti l'hanno fatto e giustamente sono venerati. Il Natale è ogni anno l'occasione per provare a rinnovare la fiducia di noi uomini, per superare le nostre debolezze, rinvigorire le nostre qualità; fiducia e speranza, cercare sempre un modo migliore di rapportarci con gli altri, dare esempio ai nostri ragazzi, per non soffocare l'audacia dei loro sogni.

Luca Cattaneo


Bisognerebbe fare uso, più spesso di quanto non si faccia, della compassione. Verso se stessi e verso gli altri. Secondo Dostoevskij, la compassione è la principale delle virtù. Dei sentimenti. Dei servizi. Nel senso di servizi da rendere all'uomo, a se stessi e agli altri. Perché la compassione? Perché dalla compassione si declina il resto che aiuta a fare il bene: la carità e la misericordia, per esempio. Senza la compassione (atteggiamento di solidarietà affettiva, se così possiamo dire) non c'è null'altro. Prima di Dostoevskij ne avevano colto l'importanza in molti. Di solito resta in mente quello che racconta, tra il serio e il divertito, Boccaccio: umana cosa è l'avere compassione degli afflitti. Dei vinti. Degli ultimi. Prima di Dostoevskij e Boccaccio ne aveva narrato, con i fatti più che con le parole, l'uomo di Nazareth. Non sempre e non tutti gli hanno dato e gli danno retta. E' anche da qui che discende la mancanza di fiducia di cui lei si duole, caro amico. Mancanza di fiducia non solo in politica, non solo della politica verso se stessa. Mancanza di fiducia anche su altri fronti della vita pubblica e privata. Se potessimo votare tutte le volte che la vediamo incrinarsi, non avremmo tempo per fare altro. E senza neppure la soddisfazione di governare meglio le nostre incombenze. Materiali e spirituali.
Max Lodi

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