Qualche giorno fa nello scrivere al vostro giornale mi chiedevo quale meccanismo fosse sottostante alla mancanza di indignazione della gran parte della popolazione a fronte degli scadenti accadimenti sociopolitici di questi giorni. Ieri, invischiato nella disordinata fila allo sportello postale, dove neppure la transennatura riusciva dissuadere l'avanzata dei furbi scavalcatori, mi sono reso conto che la mia domanda era peregrina. I nostri politici, in forza dell'assioma che ogni popolo ha il governo che si merita - e che nel nostro caso si è scelto - sono la diretta emanazione del tessuto sociale, non vengono da un pianeta alieno a portare ordine e competenza, semmai, alla luce dei fatti, sono rappresentativi della sua parte peggiore.
Se si esibiscono in evidenti e costose furbate è perchè ciascun cittadino messo nelle condizioni di potersi esibire sfodera nei rapporti interpersonali la stessa furbizia che la storia e gli esempi gli hanno insegnato. Non c'è indignazione di fronte alla concussione, anzi, c'è spesso l'agghiacciante dichiarazione di chi sostiene che, potendo, farebbe la stessa cosa. Non c'è indignazione per l'evasione fiscale che scarica i propri effetti su ogni singolo rispettoso delle seppur gravose norme fiscali, perchè i più ambirebbero avere il privilegio di poter impunemente evadere. Eccetera.
Enzo Salvadori
Non è vero che manca la capacità d'indignazione. Come diceva Montanelli, al mattino apriamo i giornali, guardiamo la tv (chi può guardare la tv non cloroformizzata dai partiti), scambiamo due chiacchiere sull'autobus o al caffè e c'indigniamo. Ma la sera, quando torniamo a casa e vediamo il film o la partita, la capacità d'indignarsi si è già spenta. Bisogna tenerla un po' più accesa, e non avere vergogna (non avere paura) d'essere additati come schiaccianoci moralisti. Però è più comodo adeguarsi, e molti s'adeguano. Pensano che quello che gli succede tutt'attorno non dovrebbe succedere, però pensano anche che sia inevitabile che succeda. Sopportano e tirano avanti. Un errore. Alla sopportazione c'è un limite. Al tirare avanti, anche. Perfino all'essere accomodanti e pecoroni. Il limite potrebbe essere denunziato in occasioni dei cimenti elettorali, e in tanti credono di denunziarlo restando a casa. Restandovi sempre di più. Un errore peggiore del precedente. Lamentarsi e non fare nulla per evitare il moltiplicarsi delle occasioni di lamento, è inutile. Ridicolo. Assurdo. E l'implicita conferma di quel che dice lei: che una parte dei governati non è migliore d'una parte dei governanti.
Max Lodi
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