Con il ritrovamento dei resti della povera Yara Gambirasio, ho notato un accanimento da parte dei media, con trasmissioni a dir poco oscene. Dove psicologi e criminologi (di fama e non) danno libere interpretazioni a ipotesi sul profilo dell'assassino, sviscerando, con dovizia di particolari macabri, le diverse situazioni che hanno messo fine alla vita di questa ragazzina. Ma la pietas e il rispetto dei familiari dove sono finiti?
Roberto Mangoni
Non sta succedendo niente di diverso da quello che è successo per altri simili casi. Più che la voglia d'inchiesta, pare di cogliere la voglia di spettacolarizzare. Di stupire. D'imbonire. D'imbonire la platea per averla più numerosa di quella d'altri intrattenimenti televisivi. E' una gara a conquistare l'ascolto maggiore, e non importa quali mezzi si adoperano per cercare d'ottenerlo. Poi si dice che non bisogna essere moralisti: ma si è moralisti denunziando questo modo di fare informazione, o si è immorali nel praticarlo? E ammesso che essere moralisti costituisca un peccato, è un peccato più grave o meno grave dell'essere immorali? Lei si lamenta, caro amico, della mancanza di pietas. E' vero, nel trattare il caso di Yara se ne individua poca, di pietas. Ma se ne individua poca in genere, nella vita di tutti i giorni, in una serie infinita di comportamenti e d'episodi. La pietas è atteggiamento di comprensione, di carità, di misericordia. Eccetera. Ciascuno la declini come gli pare, tuttavia il significato è chiaro. Ebbene, dove e quando riscontriamo l'esercizio della pietas? Lo riscontriamo soprattutto (quasi esclusivamente) nel mondo sottotraccia di quelli che fanno disinteressatamente il bene, aiutano in concreto gli altri, si adoperano in silenzio, non ricevono (e certo non chiedono di ricevere) un giro di riflettori sulla loro opera di lodevole volontariato. Per il resto - ed è un resto di larghe dimensioni - la pietas è qualcosa di sconosciuto. E non può che essere così, in un Paese dove gli sprovvisti della coscienza civile sono la stragrande maggioranza e dove i provvisti della coscienza morale (rieccoci, con questa fissazione) sono una minoranza dileggiata, una retroguardia bacchettona, un manipolo di arroganti dell'intellettualismo. Dunque non meravigliamoci se, come canta in un suo celebre brano Joan Baez, ti guardi attorno e hai la conferma che non c'è amore. Si tratta infatti di questo: consapevole mancanza d'amore verso gli altri, inconsapevole mancanza d'amore verso se stessi. Perché quando non si partecipa dell'infelicità degli altri, si creano i presupposti per favorire la propria.
Max Lodi
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