Qualche anno fa la gente parlava di calcio, in inverno di sci, i più impegnati di politica, la sinistra era ancora la sinistra, si affacciava la Lega e Berlusconi si era imposto con le sue televisioni. Per tutti c'erano i figli che andavano a scuola con i loro problemi ed i nipotini che per i nonni sono sempre i più belli i più bravi e i più intelligenti. Poi le ferie, tutti o quasi andavano in ferie.
Adesso non è più così. Si parla solo di situazioni critiche. «Mio figlio è in cassa integrazione, la ditta di mio marito ha chiuso, stiamo prosciugando i risparmi di una vita». Ascolto anche quelli che come me si sono trovati l'età della pensione aumentata di due anni o più e quelli che non hanno più né il lavoro né la pensione. Veramente triste. Questo è lo spaccato vero della società, non quello che i cari imbonitori ci raccontano nei salotti televisivi.
Gianfranco Longhi
La citazione è strausata, però calzantissima. La citazione è di Churchill. Dice: un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità. Un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà. Mettendola sul concreto: che cos'abbiamo da perdere, a essere ottimisti? Nulla. E allora proviamoci. Per andare oltre Churchill, un po' all'indietro nel tempo. Un suo connazionale, lo scrittore Gilbert Chesterton, attribuì a una bambina questo pensiero: un ottimista è un uomo che vi guarda negli occhi, il pessimista guarda invece i vostri piedi. I bambini ci azzeccano sempre. Che cos'è preferibile, quando incrociamo una persona (soprattutto una persona cui vogliamo bene): impiombarle i piedi o rallegrarne gli occhi? Chiediamo la risposta ai bambini.
Max Lodi
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