Siccome siamo in emergenza, e si cerca di cambiare tutto per adeguarsi al momento nuovo, bisognerebbe prenderne atto a qualunque livello. Bersani, per esempio, dopo aver fatto la lungimirante scelta di nominare alla presidenza della Camera la Boldrini e alla presidenza del Senato Grasso, dovrebbe valutare la possibilità di candidare alla presidenza del Consiglio un volto analogamente nuovo. Lo dovrebbe fare perché gli interessi del paese sono superiori a quelli del Pd, cosa del resto che lo stesso Bersani ha più volte dichiarato. Si può pensare che sacrifichi le sue legittime ambizioni?
Giovanni Vanetti
Bersani è un realista. E se il realismo gli suggerirà di fare il king maker della designazione del nuovo premier anziché il candidato alla carica, darà retta al realismo. Una quota del Pd gli indica questa strada. Teme che percorrendone un'altra, il Pd stesso finirebbe per andare a sbattere. Ma su chi individuare come sostituto di Bersani, le opinioni divergono: un uomo di partito (e di quale area del partito) o un uomo non di partito? L'idea che il presidente della Repubblica sembra avere della possibile guida dell'esecutivo, fa propendere per la seconda ipotesi. Ed è un'idea impastata del medesimo realismo che incarna Bersani: l'unico modo per convincere Grillo a sostenere (a non avversare) un governo che abbia come riferimento principale il Pd, è di non mettervi a capo una personalità del Pd. Figuriamoci la massima personalità. Non è un'esigenza paradossale, è una necessità vitale. Grillo può scendere a patti con la società politica, ma senza dare l'idea di farlo. Altrimenti a rompere alla prossima occasione il patto con lui sarebbero i milioni di votanti del grillismo.
Max Lodi
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