Mi sono più volte chiesto: ma a chi conviene un governo Pd-Pdl? Penso a Grillo. Sarebbe per lui l'ideale per continuare la protesta e dire, qualsiasi cosa facciano, «mandiamoli a casa». Potrebbe alimentare il suo blog rastrellando più pubblicità possibile, pubblicità che già oggi gli permette di incassare circa 20 milioni all'anno. Comincio a vedere qualche analogia tra Grillo e il Cavaliere.
Francesco Degni
Un governo Pd-Pdl, con l'aggiunta di Lista civica e magari una benevolenza leghista, potrebbe convenire agl'italiani, se Pd e Pdl s'accordassero su poche e necessarie riforme. Gl'italiani hanno in buona parte delegato la loro rabbia a Grillo, ma Grillo s'è rifiutato d'esercitare questa responsabilità. Potrebbe condizionare fortemente un governo garantendogli una sorvegliata fiducia, invece preferisce posizionarsi sulla trincea debole del no a tutto. A tutti. Un rapido ritorno alle urne lo favorirebbe? Non è detto. Anche a chi, stufo di privilegi e sprechi, obietta ai partiti tradizionali, appare chiaro che il precipitare in un baratro oscuro - quale sarebbe il replay del voto d'un mese fa - causerebbe danni pesanti. Danni concreti, nelle tasche di ciascuno. Nelle borse. Magari anche nei conti correnti. Perché non è fantasia sfrenata immaginare che da noi accada qualcosa di simile a quello che sta accadendo a Cipro. E che è già accaduto in Grecia. Proprio la paura della catastrofe si profila come l'alleato strategico dell'eventuale alleanza tra Pd e Pdl. Molto andrebbe digerito nei due versanti elettorali, e sarebbe tuttavia poco rispetto a quanto costerebbe - arrivati a questo punto - la rinunzia all'intesa tra amichevoli nemici.
Max Lodi
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