Bersani ha provato fare un accordo con Grillo. Grillo ha rifiutato. La rivoluzione non è avvenuta: avrebbe eliminato o almeno ridotto gli sprechi e i privilegi di una classe parassita. Ma siccome un governo si deve fare, ecco uscire allo scoperto quelli della '''restaurazione morbida''' cioè quelli che difendono privilegi concessi per legge ad un gruppo di cittadini che si credono aristocratici. Letta è incaricato di gestire la ''rivoluzione morbida'' cioè come un chirurgo dovrà tagliare qualche privilegio per disinnescare la protesta e patteggiare nuovi accordi con l'Europa che ci consentiranno di sforare i patti sul debito per dare le briciole al Paese, ma soprattutto per non toccare l'appannaggio dei nuovi aristocratici.
Francesco Degni
A proposito di rivoluzioni. Gli elettori di Grillo si aspettavano da lui una mediazione rivoluzionaria: partecipare al potere, ridurne eccessi, sprechi, privilegi eccetera. Riequilibrare il Paese, accorciando la forbice tra ingiustizia e giustizia. Grillo ha deciso per la solitudine rivoluzionaria, deludendo molti di destra (Lega e Pdl) che l'avevano votato e non lo rivoteranno più. È gente che ride e si sconforta sentendolo urlare di golpettino parlamentare e di marcia su Roma. Bersani ha scelto l'indecisione rivoluzionaria: un po' di qua, un po' di là. Ha marciato su se stesso, dandosi il colpo di grazia. Lo Stato poteva aspettare. Letta raccoglie i cocci. Il suo è un governo di grande compromesso e di piccole compromissioni. È obbligato a cucire un rammendo a suo modo rivoluzionario nell'attesa che future elezoni tessano un'altra tela. Speriamo che il filo lettiano non sia né troppo sottile né troppo grezzo.
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