Una città ferita nella sua bellezza

Nella reazione dei comaschi allo scempio perpetrato sul lungolago c'è il segnale di un risveglio


Molte volte mi sono chiesto cosa mi tiene legato a questa città.  Di fronte alla sensazione di decadenza ed inadeguatezza delle sue classi dirigenti (di cui la politica è solo lo specchio), alla contrazione del tessile, alle opere pubbliche mai realizzate (ed il paragone con Lecco corre spesso), all’assenza di idee sul suo futuro, e ,da ultimo, una squadra di calcio che ha dimenticato i fasti degli anni 70’ e 80’,  mi sono spesso trovato ad elaborare riflessioni consolatorie: forse Como e il suo lago sono talmente belli da renderci pigri e conservatori, poco disposti ad affrontare il  cambiamento con idee innovative ed adeguate ai tempi in cui viviamo (dobbiamo risalire al buon Sindaco Spallino per trovare un’amministrazione che abbia avuto un’idea di città, con la chiusura, allora, del suo centro storico al traffico).
 Ma la vicenda del muro che copre la vista del lago (che non ho bisogno qui di ripercorrere, il vostro giornale sta svolgendo un ottimo lavoro di informazione e di difesa della città) è, francamente, la classica "goccia che  fa traboccare il vaso": ferire la città nella sua bellezza è un pugno nello stomaco a ciò che noi comaschi abbiamo di più caro.
 Il lago è lo scenario dove molti di noi collocano  i ricordi ed il proprio immaginario (la pesca delle alborelle sul molo durante le vacanze estive quando si era ragazzini, la passeggiata sul lungo lago per andare a vedere il Como allo stadio Sinigaglia, i primi amori sulle passeggiate di Viale Geno o di Villa Olmo).
 Ho pertanto gradito la reazione della città e dei suoi abitanti all’ennesimo scempio che questa insipiente classe politica (per usare un eufemismo) ha regalato alla città, vi ho trovato il segnale di un risveglio ed il senso di appartenenza ad una comunità che, al momento opportuno, scopre di avere un’anima e qualcosa che la unisce.
 E’ noto che i costi di abbattimento del muro e la modifica del progetto sono esorbitanti: non si pensi per questo di aggirare la chiara volontà dei cittadini; il muro dovrà essere abbattuto ed i responsabili dovranno pagare.

Avv. Walter Gatti

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