Collaborare per il Paese non è inciucio

Quella di Alemanno mi sembra una scelta lungimirante

Premetto d’essere un elettore del centrosinistra, dunque non sospettabile di simpatie per la parte avversa. Debbo tuttavia dire che sono rimasto favorevolmente impressionato dalle dichiarazioni del nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha detto di volersi ispirare al modello francese del presidente Sarkozy, coinvolgendo nell’amministrazione pubblica anche rappresentati dell’opposizione. Mi sembra una scelta lungimirante fatta negli interessi della città e non un contentino agli ex avversari. Il nostro è un Paese di incontentabili: quando maggioranza e opposizione si guardano in cagnesco, si auspicano intese tra di loro. Quando questo si dimostra fattibile, viene additato come inciucio. E si continua a non combinare nulla. C’è speranza che dalla capitale venga un esempio che possa magari essere seguito anche in periferie come la nostra?

Carlo Motta

Prima un chiarimento. Alemanno non schiera nella giunta di Roma esponenti di sinistra: gli assessori sono l’espressione delle forze politiche che lo hanno portato alla vittoria. Medita invece di costituire una commissione sul modello di quella francese che fa capo ad Attali, assegnandole il compito di pensare il futuro della città. Cioè di dare idee, mettendole a confronto. E di creare una base su cui potranno lavorare, oltre che l’amministrazione in carica, i governi locali del futuro indipendentemente dal colore politico. È un’opzione lungimirante, meritevole di fare scuola. Innanzitutto perché toglie i vinti dalla palude del risentimento e li trasforma da pericolo (o zavorra) in risorsa: non c’è di peggio, come poetava Montale, che convincere i perdenti d’essere una sorta d’etnia minoritaria, «…la razza di chi rimane a terra», gli esclusi dalla società che conta e decide. Poi perché ottimizza il contributo delle intelligenze, uscendo dal recinto delle ideologie. Ed è tanto più apprezzabile una scelta del genere da parte di chi ha alle spalle un passato fortemente ideologizzato. Infine perché dimostra che ciascuno, a destra e a sinistra, può e anzi deve fare la sua parte in commedia senza che sia chiamata commedia una terza parte scritta per un’interpretazione bipartisan.
È dunque augurabile che l’intenzione di Alemanno si traduca in fatti concreti. Idem che il modello sia seguito nelle periferie. Qui da noi c’è un Pd che sembra non attendere altro per confermare un profilo riformista sinora rimasto nei programmi. È nella convenienza di tutti che gli venga fornita l’occasione di passare dai propositi alla collaborazione.
Massimo Lodi

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