Contro il doping non bastano le maniere forti

Sì a pene più severe, ma a condizione che cambi una mentalità

Ho appena letto l’ennesimo articolo riguardante il doping e sono rimasto veramente sorpreso delle affermazioni rilasciate da un dirigente ciclistico il quale asserisce, quasi con rassegnazione, che c’è poco da fare se non educare i giovani e i loro genitori ad una maggiore disciplina in materia. Dice anche che non dobbiamo prendercela con quelli pescati in difetto perché fungono solo da capro espiatorio rispetto a tutti gli altri che la fanno franca, come se tutti fossero dopati! Per fortuna non è così; c’è ancora qualcuno che si difende senza far uso di porcherie. Io, nel mio piccolo, sono sopravvissuto alle proposte illecite di certe persone che operano in quel di Ferrara e che dopo svariati processi e condanne mi risulta lavorino ancora sulla pelle di atleti di grossa fama senza che le federazioni (parlo soprattutto di atletica e ciclismo) intervengano con drastici provvedimenti. Per farla breve io una proposta ce l’ho: tutti gli atleti pescati in fallo devono essere radiati con effetto immediato. Possono benissimo trovarsi un lavoro come tutte le altre persone ma non devono più stare in prima fila sui giornali, non devono coprire cariche importanti nelle varie federazioni, non devono fare da testimonial ad eventi importanti come Olimpiadi e Mondiali, non devono diventare telecronisti delle varie reti televisive, non devono essere invitati ad eventi importanti dove magari vengono posti come esempio ai ragazzini. Inoltre non devono più essere eretti dei monumenti in loro memoria; quelli una volta erano solo per gli eroi e i personaggi della storia. Nel mio piccolo sto combattendo la battaglia da trent’anni ma ho bisogno di sostegno.

Alfio Ciceri
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Che a doparsi siano non pochi, specie nel ciclismo, e che a esser beccati siano pochissimi è purtroppo vero. Se per esempio un’azienda farmaceutica – d’intesa con le autorità di controllo - non avesse messo un indicatore nel prodotto vietato assunto da Riccò, saremmo qui a celebrare un eroe anziché a condannare un furbo. Le frontiere del doping non si chiuderanno mai, fino a quando medici di nessuno scrupolo e d’avanguardistica abilità frodatoria continueranno a rendere servigi ben retribuiti agli atleti. Pene più severe? D’accordo con lei, caro Ciceri. Però senza un cambio di mentalità e cultura, non servirebbero a granché. Resta folto il gruppo di coloro che sono disposti a rischiare grosso pur di conquistare il fine: cioè un successo, o una fila di successi, che gli garantisce soldi, fama, avvenire sicuro. O quasi.

Max Lodi

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