Gli studenti, la piazza rossa e Paperoga

La legge della piazza non ci piace, ma la Gelmini ha fatto pasticci

Dopo aver visto le immagini degli scontri in Piazza Navona sono restato allibito ed incredulo. Mi ha fatto un grande dispiacere vedere giovani, sia di destra che di sinistra, scendere in piazza armati di bastoni e caschi e scontrarsi in maniera uguale, con una violenza ed un odio al di la del comprensibile.
Questi giovani, che per fortuna sono una minoranza, si dovrebbero vergognare dello spettacolo che hanno dato e dovrebbero capire che un conto è una battaglia politica fatta in maniera civile e democratica, e cosa ben diversa è la violenza fine a se stessa.
Credo che questo episodio dovrebbe condurre tutti ad affrontare la situazione con una maggiore calma; soprattutto mi riferisco a coloro, anche adulti ed insegnanti, che stanno fomentando la protesta contro il decreto sulla scuola in maniera spesso strumentale e politicizzata.
Voglio anche dichiarare la mia solidarietà alle forze dell’ordine che si trovano costrette ad intervenire in situazioni molto difficili, a volte magari anche sbagliando, ma rischiando la propria incolumità per colpa di pochi ragazzi che invece di stare in giro farebbero meglio a stare sui banchi di scuola.
L’augurio che posso fare è che il clima si tranquillizzi al più presto e che la protesta contro il decreto sulla scuola continui senza episodi di violenza e garantendo a tutti il diritto allo studio.

Marco Campagna
Erba

La legge della piazza non ci è mai piaciuta. La legge della piazza ci ricorda un’epoca trapassata e depressa, dominata dai cattivi maestri, dai roghi di auto, dai picchettaggi e dai deliri rissaioli d’una borghesia radical chic che adorava il Rosso antico. "Cercavano la rivoluzione, trovarono l’agiatezza", disse qualcuno molto perspicace. La legge della piazza, dello sciopero, del corteo, dell’okkupazione, dello spinello libero e gli smottamenti verso qualunque tipo di comitato centrale non ci appartengono. Siamo convinti che i tagli siano dolorosamente necessari. E che nonostante ciò i ragazzi debbano essere avviati verso il mondo del lavoro e della cultura da una scuola severa nella propria serenità. Guidata da insegnanti molto preparati e poco ideologizzati. Tutti con una stella polare: la meritocrazia. Detto questo, il ministro Gelmini ha combinato più pasticci di Paperoga.

Giorgio Gandola
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