Il falsi miti dei giorni nostri e quelli reali, ma offuscati

Quando il messaggio che arriva è distorto

Noto un crescendo esponenziale, forse a causa delle maggiori difficoltà economiche collettive, dell’enfatizzazione dell’attenzione sui falsi miti. Mi chiedo qual è il messaggio distorto che arriva, se noto ormai anche tra le 40 enni (potevo capirlo nell’età adolescenziale come fase di passaggio/decostruzione delle figure paterne/costruzione della propria) del mito del personaggio famoso. Mi sfugge perfino il tipo di valore dato a queste persone, chissà forse immagine non reale di tutto ciò che uno vorrebbe essere/avere dimentico di ciò che già ha. Ma che messaggio viene passato ai nostri figli? Che conti/vali/sei degno come essere umano non se conduci una vita onesta nel rispetto tuo e degli altri (questa credo sia la vera vittoria) ma solo se diventi famoso/celebre/ricco?
I primi ad alimentare questa fiera delle vacuità sono proprio coloro che spostano l’asse delle proprie ambizioni/frustrazioni su chi secondo loro nella vita ha ottenuto il successo e perciò vale qualcosa vivendo così una trasposizione delle aspettative su un "oggetto" dei desideri non reale e non lottando realmente per vivere una vita serena con ciò che si ha/si è/ si potrebbe concretamente realizzare.

Ilaria Mascetti

Accade oggi un fenomeno curioso, ma nient’affatto inspiegabile che rovescia rispetto a un tempo il rapporto realtà-immaginazione o, se vogliamo metterla in termini esistenziali, il rapporto essere-apparire. Un tempo era la realtà a offrire figure di spessore morale o di capacità scientifiche-professionali-artistiche o di carisma personale tali da indurre a “mitizzarle”, con ciò intendendone l’iscrizione a una speciale categoria che le elevava a modello di riferimento comportamentale. Oggi succede il contrario: è l’apparenza a fare di figure artificialmente costruite nella civiltà dell’immagine il termine di paragone cui ritiene di non potersi sottrarre chi voglia ispirarsi a una guida autorevole nel percorso realistico d’ogni giorno. Discendono da questo insistito equivoco i danni, in tendenza progressiva, che stanno modificando la scala gerarchica dei valori della civiltà occidentale indebolendone la capacità di difesa di fronte ad altre assai meno permeabili alla corrosione dei loro capisaldi filosofico-etico-religiosi e capaci, al contrario, d’affermarne l’efficacia anche al di fuori dei confini tradizionali. Chi s’è battuto per sostenere che si dovesse affermare, nella stesura della Costituzione europea, la naturalità delle radici cristiane del Continente perseguiva proprio quest’obbiettivo: ricordare l’importanza di non tradire un atto di nascita che, se cancellato dall’anagrafe storica e sociale, avrebbe rischiato di condurre alla stesura d’un certificato di morte politica e culturale. Aver rifiutato quella dichiarazione è stato un segnale alto del basso livello di percezione del decadimento che i cittadini colgono, ma chi li rappresenta assai meno; e che produce anche i danni che lei, cara Mascetti, ha purtroppo colto bene.
Massimo Lodi

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