Il nucleare? Forse
è già troppo tardi

Il rischio è che le generazioni future si trovino nella condizione di comprare energia dai paesi che in questi anni non hanno perso tempo in chiacchiere

Non sono preconcettualmente contrario al nucleare, ma sono preoccupato per un modo di fare molto diffuso, basato sulla superficialità, sullo stupire e non sull’approfondire. Il ministro Scajola ha dichiarato che l’Italia tornerà al nucleare in cinque anni. Non un dibattito preventivo, non un approfondimento, non un chiarimento se non quello che «entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione».
Gulp! È stato deciso uno sconvolgimento che avrà ripercussioni sul Paese, e non solo, per i prossimi decenni, in quanti minuti? E soprattutto, sulla base di cosa? Voglio sapere, voglio che qualcuno mi dica se la strada è quella giusta, quali ripercussioni ci saranno, se posso stare tranquillo per i miei figli.
È vero, le centrali nucleari non emettono gas nocivi, probabilmente ci sono anche dei vantaggi legati ad una maggiore stabilità politica in conseguenza della minore dipendenza dal petrolio, ma poi? Lo smaltimento delle scorie, che non diminuiscono la loro pericolosità se non in centinaia di migliaia di anni? E le conseguenze in caso di incidente? O il rischio che le centrali nucleari siano prese come obiettivi terroristici?
Studi ci dicono che le risorse di uranio ammonterebbero a poco più di 3 milioni di tonnellate, a fronte di un consumo annuo, per i 439 reattori nucleari presenti sul pianeta, di circa 70mila tonnellate. Agli attuali livelli di produzione le risorse sarebbero sufficienti per circa 50 anni.
Carlo Rubbia, premio Nobel, definisce i reattori nucleari di terza generazione - quelli a cui si riferisce enfaticamente il ministro Scajola - basati su una tecnologia già vecchia e che presenta ancora notevoli problemi di sicurezza. Rubbia dice poi che la produzione di energia nucleare utilizzando Uranio 238 non è conveniente e che la costruzione di impianti e centrali di terza generazione, oltre a scontare questi svantaggi, darebbe profitti dopo diversi decenni. Ma Rubbia indica anche una soluzione: l’utilizzo del Torio 232 anziché dell’Uranio 238.
Perché, prima di compiere scelte epocali, non ci si confronta, ascoltando chi ne sa molto di più, si valuta, e poi si decide?
Tore Rossi - email
(gi.gan.) Caro signor Rossi, preoccupati lo siamo tutti. E lo saranno ancora di più i nostri figli o nipoti quando si ritroveranno nella condizione di comprare tutta l’energìa all’estero, da quei paesi che in questi anni - invece di chiacchierare - hanno percorso strade concrete. Il nucleare è una di quelle, ma non l’unica. Però bisogna decidersi. Se apriamo un dibattito, finisce che moriamo di freddo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA