Il saldo catanese in questa Italia non è una novità

Gli alleati padani non hanno niente da dire?

Ho letto la notizia del regalo di Berlusconi al suo affezionato sindaco di Catania: 140 milioni per mettere una toppa (comunque insufficiente, ce ne vorranno 700) al fallimentare bilancio di quel comune che non ha più neanche i soldi per pagare l’illuminazione pubblica. Già che c’era, si sono dati anche 500 milioni al sindaco Alemanno per le necessità di Roma.
Gli alleati padani non hanno niente da dire da queste parti? La risposta rimanderà, come sempre, al miraggio del federalismo, panacea di tutti i mali. È purtroppo una falsa ricetta, oggi di moda a destra ma con qualche appassionato anche a sinistra, che non affronta il problema. Si continua infatti così a confondere gli effetti con le cause, ingannando i più sprovveduti. Il malgoverno in alcune regioni (pensiamo alla sanità o ai servizi sociali in Sicilia paragonati a quelli dell’Emilia Romagna) non si sana decentrando e moltiplicando i centri di potere. Al contrario, gli squilibri e le inefficienze in questo modo verranno ampliati e lo Stato dovrà comunque intervenire. Solo un governo centrale forte e autorevole, capace di pretendere parità di diritti e doveri da Bolzano a Lampedusa imponendo precisi parametri di spesa uguali per tutti, può risolvere questa situazione. Con gli slogan semplicistici, ripetuti e amplificati dai mass media, si possono sicuramente ottenere importanti risultati elettorali. Ma la soluzione dei problemi riguarda un livello politico ben più alto e responsabile.

Angelo Bruno Protasoni

Si lasci dire, caro Protasoni, che lei coltiva pretese eccessive in un Paese abituato, sì, a viver d’eccessi, e tuttavia in difetto d’alcuni “fondamentali” necessari perché lo si possa (per l’appunto) definire un Paese. Tra di essi figurano l’autorevolezza e la forza d’un governo, e anche la sua imparzialità. Sotto quest’aspetto siamo rimasti ottocenteschi, cioè deamicisiani: col Cuore in mano, ma che batte in favore degli amici. E degli amici degli amici. Quale meraviglia, dunque, se nell’attesa del federalismo di conio padano, ci viene proposto un federallysmo tra le aree geografiche fidelisticamente sensibili, ovvero la corsa a gratificare i meritevoli supporter? Non è questione di centro e periferie, è un problema di maggiori o minori entrature che aiutano la fuoruscita di corrispondenti sostegni finanziari. Una pratica, ne converrà, non ascrivibile al solo Berlusconi: il passato è lì a testimoniarne il largo e interpartitico esercizio allo scopo d’ottenere o ricambiare la benignità elettorale. Purtroppo.

Max Lodi

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