Il conflitto di interessi è un male antico

I politici, più o meno compromessi, non pagano mai le conseguenze delle proprie colpe

Ho letto le considerazioni del dr. Renzo Gorini su "La Provincia" del 21.11.2008. Chi non condividerebbe la sua lucida analisi sullo sciagurato intreccio tra politica e affari, a tutela di interessi spesso inconfessabili, che si traduce, prima o dopo, in eventi perniciosi per l’intera collettività? La diagnosi è giusta. Ma val la pena di porsi qualche domanda e di fare un paio di riflessioni.
Innanzitutto, il male è antico. La corruzione, il clientelismo, la ricerca del profitto, la difesa del proprio tornaconto, usando come strumento perfettamente oliato l’incarico pubblico, è un fenomeno non ignoto alle cronache di secoli, addirittura di millenni addietro.
L’elenco di chi nel passato ha spregiudicatamente privilegiato i propri affari sarebbe fitto e incontenibile in una modesta missiva. Dobbiamo dunque pensare che ciò faccia parte del nostro DNA? D’altro canto, più il morbo è vecchio più è difficile guarirlo.
«L’opinione pubblica non reagisce come dovrebbe» commenta amaramente Gorini, cosicché la sua «sostanziale indifferenza concede una specie di assoluzione agli interessati». Verissimo. Ma perché la gente - tranne casi rari - rimane insensibile o ricorre - tutt’al più - al classico mugugno, spesso fine a se stesso (a parte il giudizio morale che nessuno risparmia ai politici)? Individuare il motivo di tale apatia significherebbe trovare la soluzione o quasi.
Siffatta impassibilità è il frutto forse di una civiltà o almeno di un costume in fase di arretramento, dove evidente è lo sfacelo della scuola, la pessima qualità dei servizi, lo sperpero del pubblico denaro, lo stato pietoso della giustizia (che funziona spesso a casaccio e quando colpisce arriva tardi e male), lo sfascio o la mancanza delle infrastrutture etc., etc. …? Oppure l’impassibilità degli elettori deriva da scoramento e delusione dinanzi a un potere cieco e sordo, la cui egemonia conduce  alla distrazione o alla rassegnazione?
La gente, che oggi deve pensare soprattutto alla propria sopravvivenza, è quasi indotta a considerare il conflitto di interessi un fatto secondario, quasi non degno di nota, soprattutto perché si è accorta che i politici, più o meno compromessi, non pagano mai le conseguenze delle proprie colpe. Non mi sento di colpevolizzare l’opinione pubblica ma piuttosto il sistema in sé, che trae sempre maggior linfa dal suo stesso male e non mostra alcun segno di ravvedimento.
E’ opportuno che gli uomini di buona volontà studino a fondo il problema: comprendere la ragione dell’indifferenza (magari più apparente che reale) e indovinare anche parzialmente il perché del fenomeno significherebbe essere a metà del guado.

Antonio Costantino

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