Italia ai margini? Paghiamo caro le nostre furbizie

Il Paese perde punti sulla scena internazionale

L’Italia perde punti sempre più velocemente sulla scena internazionale.
Le nostre debolezze sono sempre più evidenti anche all’estero e gli esempi si sprecano.
La Germania di Angela Merkel  stronca ogni nostra velleità ad entrare nel gruppo  dei "5+1" che tratta sul nucleare iraniano.
La pubblicazione da parte degli USA delle biografie dei capi di governo partecipanti al G8 in Giappone, dipinge Berlusconi come un arruffone che in gioventù si era dato da fare per sbarcare il lunario (vendita di aspirapolveri, ecc.) e che, ultimamente, usa la politica per acquisire sempre più potere personale!
Il segretario generale per gli affari interni del governo catalano, Joan Boada, accusa i nostri media di aver usato il caso dell’omicidio della giovane padovana per distrarre l’opinione pubblica italiana dai problemi del paese.
Sarkozy organizza il vertice dell’Unione per il Mediterraneo al Grand Palais di Parigi, per riportare in primo piano il processo di pace in Medio Oriente. Non vorrei essere frainteso, questa è una iniziativa lodevole, ma in questo modo la diplomazia italiana si è fatta ancora una volta togliere sotto il naso il ruolo di mediatore ed interlocutore privilegiato tra l’Europa e gli altri paesi del Mediterraneo. Questo ruolo spetta all’Italia più che alla Francia per innumerevoli motivi di natura storica, culturale, geografica, politica ed economica.
Ormai sembra che i vari paesi stranieri non abbiano la benché minima considerazione dell’Italia che ha perso prestigio e viene trattata come una macchietta senza rispetto.
Sono ottimista e ho fiducia nel futuro di questo paese, ma il management sia di destra che di sinistra dopo decenni di "ottimo lavoro" è riuscito a portare l’Italia in un punto di minimo relativo anzi, visto che sono un ingegnere elettronico, in una "buca di potenziale" da cui ci vorrà un bel po’ di energia per uscirne!

Costantino Lucisano
Como

u. mon.) Purtroppo, al di là delle valutazioni sui vari governi che si sono succeduti e superando i dati d’immagine dei sorrisi e delle pacche sulle spalle fra leader, sono i fatti che Lei elenca - e sono solo gli ultimi e i più visibili - a dirla lunga sul peso che ha l’Italia nel consesso delle principali nazioni europee. Paghiamo per i nostri giochetti nazionali, per le furbizie, per il non voler accettare le regole economiche del resto del mondo, per il correre dietro ai Grandi senza coltivare la nostra specificità di nazione.

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