La tv di Funari ha cambiato anche i media

Ha inventato la cosiddetta "televisione impositiva"

Ho molto rispetto per qualsiasi persona se ne vada da questo mondo e altrettanto ne ho per quanti le hanno voluto bene e l’hanno stimata. Credo tuttavia che la chiusura di una vita e l’estremo saluto siano cose private e meno chiasso si fa e meglio è. Fatta questa premessa, spiego il motivo della mia lettera: sono rimasta perplessa dalla grande pubblicità data alla morte di Gianfranco Funari. Capisco che a un protagonista della televisione si debba dedicare da parte di telegiornali e giornali il dovuto risalto, però mi pare che nella circostanza si sia esagerato. Funari senz’altro è stato un protagonista dei nostri anni, ma non un protagonista così grande da meritare un tributo che ad altri, non meno importanti di lui, è stato negato. Forse bisognerebbe avere un maggiore senso della misura nel celebrare certi addii.

Elena Neri

Funari ha cambiato il mondo mediatico italiano creando quella che gli specialisti chiamano televisione impositiva. Cioè la televisione della ‘ggente, trasformando gli spettatori in attori ed eleggendo i difetti a virtù. Un simile rivoluzionario, capace d’agganciare ai suoi programmi milioni d’italiani, non poteva che essere celebrato com’è avvenuto. Non vedo occasione di meraviglia, semmai circostanza di conferma d’un certo costume e dunque il normale omaggio a un uomo del suo tempo. Insistere poi – se è questo, cara Neri, il tasto che lei avrebbe voluto pigiare, ma per discrezione non ha osato - sulla volgarità della tivù funariana, l’esercizio risulterebbe accademico. Per alcune ragioni: perché questa volgarità trasmessa dal piccolo schermo altro non ha fatto che riprodurre la volgarità prodotta dal grande pubblico; perché questa volgarità di modi e toni è in fondo secondaria rispetto alla volgarità di contenuti d’altri programmi; perché questa volgarità da strapaese appare periferica nel confronto con la centralissima volgarità di comportamenti non di rado espressa dalle classi dirigenziali, a iniziare da quella politica.
Funari – la cui principale medaglia è stata la battaglia agl’ipocriti - ha rappresentato in qualche maniera il nostro specchio, la nostra coscienza, il nostro campanello d’allarme. Viveva di esagerazioni, ma quando eccedeva nel proporre un difetto, automaticamente ne denunciava la diffusione, suggerendo d’emendarsene a chi avvertisse il sussulto di saggezza di farlo. Ammesso (senza prove: è un’ipotesi di scuola) che quello della tv sia il peggiore dei mondi possibili, lui ne è stato tra i migliori abitatori.
Massimo Lodi

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