Ronaldinho? Al Milan vince lo spettacolo

Berlusconi non si diverte se vince giocando male

Sono un tifoso del Milan, credo uno dei pochissimi, contrario all’acquisto di Ronaldinho. Avere speso più di venti milioni di euro per lui si rivelerà un macroscopico errore, Ronaldinho infatti non è più il giocatore che aveva vinto i mondiali con il Brasile e il Pallone d’oro, tanto è vero che nella scorsa stagione il Barcellona lo ha tenuto a lungo in panchina. È inoltre di difficile collocazione in una squadra che dispone già di fantasisti bravissimi ad attaccare: secondo me Ronaldinho è una fotocopia di Kakà e di Seedorf, quindi o starà fuori lui o starà fuori uno degli altri due. Infine è un giocatore ormai palesemente logoro, forse più psicologicamente che fisicamente. Mi domando dunque a che cosa serve averlo comprato: a fare un dispetto a Moratti? Non credo ne valga la pena. Intanto il Milan rimane senza alcuni elementi fondamentali di cui ha bisogno: un grande portiere che gli manca dal tempo del miglior Dida, un difensore centrale che sappia sostituire il fragile Nesta, un incontrista di centrocampo in grado di avvicendare Gattuso. In Spagna se la ridono, noi milanisti rideremo molto meno.

Piero Daverio

Berlusconi ha un’idea spettacolare del calcio. Gioca come tutti per vincere, e gli riesce benissimo di farlo. Però non si diverte, se vince giocando male. Fu questa filosofia a indurlo alla scelta di Sacchi, che diede avvio non al ciclo d’un grande Milan, ma al grande ciclo d’un inarrivabile Milan. Il Cavaliere conserva quel gusto da noblesse pedatoria che talvolta lo porta a scontrarsi con le ragioni tecniche di Ancelotti, cui piace vincere e basta, non importa se con o senza spettacolo. L’acquisto di Ronaldinho non è dunque una scelta bizzarra: si inserisce naturalmente nell’inclinazione berlusconiana verso i fuoriclasse. Il piacere di vedere assieme il trio brasiliano Kakà-Pato-Ronaldinho è più forte del rischio di non veder conquistare alcun trofeo. Il giocatore poi ha solo 28 anni, è integro, solamente due stagioni fa venne giudicato il miglior elemento della Champions League. A Barcellona aveva rotto con l’allenatore, deve solo ritrovare smalto atletico e fame di successo, e al Milan sapranno restituirglieli entrambi. Seedorf? Gli anni passano anche per lui, rifiatare ogni tanto gli farà bene. Difesa e centrocampo? Non scordiamo gli acquisti di Zambrotta e Flamini né il fatto che ormai Kaladze è una sicurezza e Ambrosini un usato sicuro. Dispetto a Moratti? Ma no. Semmai rispetto: quell’Inter fortissima merita rivali degni di lei.

Massimo Lodi

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