Troppi drammi nel calcio di oggi

Un invito ai genitori: vigilate


Egregio direttore,
ci sono notizie che per l’effetto emotivo dirompente nel momento in cui vengono a galla, provocano una tale indignazione da diventare anche più drammatiche di quello che realmente sono. Se poi si tratta di ex calciatori molto amati dal pubblico, la tristezza che ci assale stride maggiormente con i ricordi dei bei tempi andati. L’ultima novità in ordine cronologico riguarda Stefano Borgonovo, calciatore del Como e non solo, una delle troppe vittime del cinismo sportivo, fatto di tante "paillette" e immensi drammi umani. Se la nostra giustizia sportiva avesse avuto la stessa solerzia verso le porcate rifilate ai calciatori di quella dimostrata quando si è trattato di investigare su partite truccate o intercettazioni, forse oggi avremmo qualche rimpianto in meno.
Il morbo di Gehrig (Lou), dal nome del giocatore di baseball nato nel 1903 e morto nel 1941 è una malattia neurodegenerativa progressiva del sistema nervoso. Conosciuta anche come Sla (sclerosi laterale amniotrofica), colpisce normalmente circa sei persone su 100 mila, almeno secondo i dati ufficiali, sempre ammesso che siano credibili. Nel nostro paese i decessi per cause varie in età giovanile sono parecchi, ma di solito ben definiti, per questa malattia a giudicare dal numero di calciatori colpiti, i conti non tornano. Il doping nel mondo del pallone non è una novità. Nel calcio secondo le ultime statistiche, su 30 mila giocatori controllati, oltre una quarantina sono risultati affetti da questa malattia in età tutt’altro che avanzata, una media molto alta considerando che nel corso della loro breve carriera erano fisicamente prestanti e sotto costante controllo medico.
Già qualche anno fa, in tempi meno sospetti, un certo Ferruccio Mazzola (non uno qualsiasi), denunciò come negli anni 60/70 si facesse uso di strane pasticche del mago Herrera, che non risulta avesse anche la laurea in medicina. Ecco la sua confessione: «Una volta dopo quel caffè (Como-Inter del 1967), sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico». Fonte L’Espresso, ottobre 2005. Si disse poi, a mo’ di giustificazione al limite del ridicolo, che si trattava dell’aspirina, un antinfiammatorio, e guarda caso sarebbe una delle cause del tumore al pancreas. Leucemie e tumori, devono assolutamente essere motivo d’indagine, considerando che nel calcio hanno un’incidenza maggiore della media nazionale, allora perché Guariniello non procede a 360 gradi, prima che avvengano altre tragedie? Un consiglio solo ai genitori: vigilate sulla salute dei vostri figli, mille vittorie in più non valgono una vita umana.

Enzo Bernasconi

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