Viva il Palio: ma che sia una vera sfida

La manifestazione deve riconquistare lo status goliardico




Cara Provincia,
ho letto l’articolo relativo al "Palio del Baradello" ed essendo un appassionato (l’anno scorso ho fatto la comparsa alla manifestazione d’apertura), mi auguro che nonostante le difficoltà questa manifestazione continui ad esistere. Premetto che per quest’anno mi era stato chiesto di partecipare all’organizzazione, ma ho rifiutato perché ho riscontrato dei vizi di forma sui quali più o meno tutti convengono, ma non c’è la volontà di porvi rimedio.
Per primo, la perdita dell’aspetto goliardico: purtroppo, salvo "la facciata", è diventata una sfida a chi spende di più; i partecipanti ai giochi non sono quasi mai della contrada che rappresentano e vengono pagati per partecipare. Questo comporta ovviamente che chi spende di più prende gli atleti migliori.
A mio avviso, il problema si potrebbe risolvere con regole chiare: numero massimo di atleti "esterni" e divieto per i residenti nelle contrade partecipanti di gareggiare per contrade diverse dalla propria.
Inoltre, estenderei il punteggio a tutte le gare, mentre da tempo alcune sono solo rappresentative (questo ovviamente comporta che le contrade si concentrino solo su alcune specialità, purtroppo, come detto, investendoci dei soldi per ottenere una vittoria che personalmente non capisco che lustro dia alla contrada, visto che non rappresenta il territorio).
 Insomma, la sfida è quello che rende il palio interessante, ma deve riconquistare lo status goliardico, cioé quello che fu storicamente, una vera sfida tra le contrade; oggi questo aspetto si è perso e a mio avviso, è ciò che sta logorando il palio. Cordiali saluti

Andrea Guglielmetti
Cernobbio

Gentile lettore,
molte delle cose che lei dice hanno un fondo di verità che dovrebbe far riflettere gli organizzatori. L’appunto sugli atleti, per esempio, è centrato: sono sempre meno rappresentativi dei loro borghi, tant’è che il regolamento - semplifico per brevità - prevede incentivi per gli autoctoni sotto forma di punteggio più favorevole. Sull’opportunità di pagare i partecipanti ci sono due scuole di pensiero. Chi, come lei, vorrebbe un ritorno alla tradizione più severa e povera, e chi invece è più incline al compromesso. Non saprei francamente da che parte schierarmi: forse occorre prendere atto che oggi tutto ha un costo, anche se, in questo contesto, i borghi più ricchi oppure più intraprendenti appaiono favoriti. In ogni caso i correttivi che lei suggerisce mi sembrano meritevoli di un approfondimento. Ospiteremo volentieri altre opinioni su questo tema. Nell’attesa, buona sfida a tutti.

Pier Angelo Marengo

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