Como calcio
Domenica 06 Marzo 2011
Tifosi-azionisti, il Como
ci prova per la terza volta
Giovedì si dovrebbero conoscere i particolari dell'iniziativa annunciata dal vicepresidente Ricvetti
Il Como punta a coinvolgere tifosi, aziende e vip locali: in cambio, un posto assegnato a Como Plus nel consiglio di amministrazione della società. Al progetto sta lavorando da tempo il direttore generale del Como, Maurizio Porro, con il supporto tecnico dei commercialisti dello studio Torres. E il primo passo ufficiale, probabilmente giovedì prossimo, sarà la costituzione della cooperativa che si occuperà di riunire i potenziali soci. I dettagli, che poi dettagli non sono, saranno esposti alla presentazione del progetto: l'ammontare della quota associativa di Como Plus e gli eventuali benefit (abbonamenti, convenzioni), la quota che servirà per mandare un rappresentante dei tifosi in cda sono “particolari” che il Como non vuole ancora rivelare. Di certo, Como Plus sarà un soggetto giuridico staccato dal Calcio Como e dai suoi soci, che non ne saranno coinvolti.
Como quindi ci riprova, nonostante i fallimenti passati. Non è un mistero che il modello di azionariato popolare in voga al Barcellona e al Real Madrid, e in alcune realtà della Bundesliga e della Premier Leaguer, in Italia fatichi a decollare. Como in un paio di occasioni ha provato a seguire questa strada, prima con un'iniziativa mai attuata ideata da Paolo Barzaghi (padre dell'ex presidente Giangerolamo, in serie D), mentre nell'estate del 2006 ci provò un comitato guidato da Daniele Brunati e dall'avvocato Roberto Rallo, denominato “Battito Biancoblù”. Finì male.
«A Modena un modello simile sta funzionando», ha detto Rivetti recentemente. A dire il vero il tentativo modenese, messo in atto da Andrea Gigliotti, giornalista responsabile di «Forza Modena», testata distribuita gratuitamente allo stadio, in due anni ha raccolto 186 adesioni. Cinquanta euro la somma base per poter aderire, con la possibilità di sfruttare alcune convenzioni. L'obiettivo della cooperativa modenese è acquisire in tempi brevi l'uno per cento delle quote societarie e poter entrare nel consiglio di amministrazione del Modena con un rappresentate-portavoce della tifoseria. A parte l'entusiasmo iniziale, non sembra che l'idea abbia attecchito molto tra tifosi. Esempi più o meno riusciti stanno prendendo piede in tante piazze toccate da fallimenti e crisi societarie. Come a Cava dei Tirreni, dove è nata “Sogno Cavese”, a Venezia con “Venezia United”, a Rimini con “Amici del Rimini Calcio” e ad Ancona con l'associazione “Sosteniamolancona”, che ha un migliaio di associati, ma che non ha ancora presentato un progetto di azionariato alla società.
L'esempio del Barça, con oltre 150 mila soci sostenitori che decidono presidente e politica societaria, è un punto di riferimento per chiunque provi a lanciare l'azionariato popolare. Ma va pure detto che solo a Barcellona, e in poche altre realtà, questo modello è riuscito davvero a imporsi.
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