Banchini: «Como, ho viaggiato
tanto per arrivare con te nei pro»

Il racconto del tecnico prima della partenza per la nuova stagione

È il Marco Banchini di sempre. Pacato, più disteso dopo le vacanze, poca emozione e molta preparazione nel suo primo approccio da allenatore titolare nei professionisti, in Italia. Un traguardo che considera una evoluzione quasi naturale nella sua carriera.

Buongiorno mister. Che effetto le fa essere qui oggi da allenatore del Como in C?

E’ la mia sesta panchina da responsabile di una prima squadra, quello che ho fatto negli anni scorsi, affrontare esperienze importanti all’estero, era proprio per arrivare qui, al professionismo italiano. Negli anni scorsi avevo rifiutato panchine in squadre al di sotto della C perchè preferivo fare il secondo nei professionisti. La chiamata del Como è stata l’eccezione, per il tipo di piazza. E perchè poteva essere un’opportunità per arrivarci.

E lo è stata. Sente già la differenza di categoria e di obiettivi finali?

La differenza c’è, ed è grande. E sarà fondamentale capirla subito, con autocritica e senso di responsabilità. Ma proveremo ad affrontarla giocando, come sempre. Andando in campo per vincere, provando a dominare l’avversario. Ricordandoci anche bene che in C non ci sono tunnel e giocate di fantasia, ma tanta concretezza. Servono soprattutto due cose, la forza mentale e capacità tecniche adeguate alla categoria.

Guardando l’organico, è già certo che questa squadra le avrà?

Lavoreremo tanto, come abbiamo sempre fatto. I giocatori che sono qui sono stati scelti per le loro capacità ma anche per le loro prospettive, quindi ragazzi ritenuti in grado di migliorare. Sia chi è rimasto, sia chi è stato scelto. In più per tutti loro c’è già una forte motivazione di base, quella di essere in una piazza importante, in una grande società. Che sta dimostrando di avere idee chiare e grande organizzazione, questa è una sfumatura che i giocatori devono considerare come stimolo positivo.

Tra le conferme, ci sono tutti quelli che avrebbe voluto o c’è qualche rimpianto?

Direi di sì, chi volevamo tenere perchè ritenevamo idoneo c’è. Poi c’è un giocatore come Cicconi che però comprensibilmente ha scelto un’opportunità più importante e sono molto felice per lui, e qualche riflessione si poteva fare su un paio di ragazzi del ’98 – Gobbi e Fusi, ndr -, ma non c’è tempo per le valutazioni, abbiamo bisogno subito di giocatori pronti per la categoria.

Quante indicazioni ha dato sulla scelta dei nuovi?

Non c’è giocatore proposto da me che non abbia parere positivo di Ludi e viceversa. E’ un mercato fatto in piena condivisione, e con la giusta attenzione. Nessuno è qui per caso.

E cosa manca ancora?

Adesso cerchiamo soprattutto giocatori offensivi, che sappiano trovare soluzioni spalle alla porta, attaccare la profondità, dare movimento. La società ci sta lavorando. E poi serve un tocco di esperienza in più nel reparto difensivo.

Il 3-5-2 non si tocca, giusto?

Certamente, il mio modo di giocare sarà lo stesso, sempre con l’idea di fare della fase di non possesso uno dei nostri punti di forza.

Adesso Banchini non è più uno qualsiasi per il Como e i suoi tifosi, è un tecnico apprezzato e appoggiato.

Io ho sempre elogiato questa tifoseria per il grande senso di appartenenza che ci hanno saputo trasmettere. Voglio ricordare un episodio, il deludente pareggio in casa con l’Olginatese. A fine partita siamo andati sotto la curva, e ci hanno applaudito cantando “siamo sempre con voi”. E’ la verità, ci hanno dato tanto.

Polemiche finali a parte, l’anno scorso la pressione e l’ingerenza di Corda erano forti, ora è molto diverso?

Ogni situazione ha le sue dinamiche, legate ai ruoli e alle diverse personalità. Io mi sento quello di prima, con le stesse responsabilità e gli stessi doveri.

La scelta di Arona è stata caldeggiata da lei?

Tra le varie ipotesi che erano emerse mi è parsa sicuramente la soluzione migliore. Ci siamo trovati bene, strutture buone, c’è tutto quello che serve, dall’alimentazione al campo tutto era funzionato benissimo l’anno scorso.

E poi ha portato bene... anche la scaramanzia ha la sua importanza.

Lascio queste cose più ai giocatori, però anch’io qualche piccolo rito ce l’ho, più legato all’abbigliamento, a cose che indosso, a questo sì, confesso che un pensiero ce lo faccio anch’io... E naturalmente la sciarpa del Como, regalo dei tifosi. Da quella non mi separo.

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